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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Portarono 62 migranti sulle coste, condannati a risarcimento milionario

Il 9 settembre del 2010 un velivolo della finanza intercetta un'imbarcazione sospetta. L'operazione che ne segue porta all'arresto di due scafisti turchi. Per loro il giudice ha stabilito anche la multa di 1 milione e 200mila euro

 

LECCE – Dovranno, o forse è più logico dire dovrebbero, risarcire lo Stato italiano con un milione e 200mila euro di multa (oltre al pagamento delle spese processuali e di quelle relative al mantenimento in carcere). No, non si tratta (come sarebbe logico supporre) di grandi truffatori o evasori milionari, ma più semplicemente di due scafisti turchi. L’ultimo ingranaggio di quella grande macchina del crimine internazionale che ha nel traffico di esseri umani la sua principale fonte di guadagno. Quella di Kerim Yesildag e Ali Cindik è la storia di due moderni “Caronte”, accusati di aver sbarcato sulle nostre coste 62 cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Storie di uomini di mare, facce bruciate dal sole e dal sale, sguardo impassibile, abituati a sfidare la vita e soprattutto la morte. Kerim e Ali più che criminali sono marinai, gente che ha imparato che il mare sa regalare e sa prendersi tutto. Anche la libertà, come nel loro caso.

La loro vicenda giudiziaria inizia in un caldo pomeriggio di fine estate del 2010. Un’estate calda sotto il profilo della lotta e del contrasto all’immigrazione clandestina, con centinaia di migranti che hanno ricominciato a cercare approdo sulle coste salentine in cerca di speranza e del miraggio di una vita migliore. Da alcune settimane le fiamme gialle, coordinate dal colonnello Patrizio Vezzoli, sono impegnate nel pattugliamento marittimo del Canale d’Otranto e del basso Jonio con un velivolo Atr 42-400. Alle ore “15 Zulu” di giovedì 9 settembre, le 17 locali, l’aereo individua una barca sospetta a sud dell’isola di Cipro. I successivi controlli e i riscontri informativi dai finanzieri, permettono di identificare il natante, già utilizzato con ogni probabilità in passato per il trasporto di clandestini sulle coste del Salento. L’obiettivo viene monitorato e “ombreggiato” per diverse ore. Nel frattempo viene predisposto un dispositivo di controllo attraverso mezzi marittimi d’altura e costieri, oltre che terrestri, in modo da approntare una barriera invalicabile. Il natante, un motor yatch Princess di 21 metri, viene intercettato a circa nove miglia a Sud da Santa Maria di Leuca. Il comandante dello yacht cerca di sfuggire ai controlli con  una serie di manovre e, solo dopo numerosi tentativi, desiste dal proseguire, consentendo così ai finanzieri di assumere il controllo dell’imbarcazione e di scortarla fino al porto di Gallipoli. Sulla barca, battente bandiera statunitense, ci sono 62 migranti, quasi tutti di etnia afghana.

Quella nella “città bella” è l’ultima tappa di un viaggio lungo quasi due anni attraverso paesi devastati da guerre e miseria, custodi di civiltà e culture millenarie. Un viaggio pagato con i risparmi di una vita (tra i quattro e gli ottomila euro) attraverso luoghi e genti diverse, sognando di poter raggiungere la speranza di una vita migliore, di un qualcosa in più per la propria esistenza. La loro è la storia di tanti migranti (clandestini per le leggi italiane) sbarcati sulle nostre coste spinti dalla possibilità di poter accarezzare il paradiso dell’Europa democratica e civile, di un’Italia benestante e piena di lavoro, di sogni che ben presto diventano illusioni. Migliaia di chilometri percorsi con la curiosità e la voglia di scoprire, incantati dinanzi a spazi troppo grandi anche solo da immaginare. Un viaggio a ritroso nel tempo, lungo la strada dei caravanserragli e dei grandi mercanti, ripercorrendo l’antica “Via della seta”. Per i migranti si aprono le porte del Cara (il Centro di accoglienza richiedenti asilo), per i due scafisti quelle del carcere di Borgo San Nicola.

Nei giorni scorsi, a distanza di circa un anno e mezzo da quel viaggio, la storia di Kerim Yesildag e Ali Cindik si è conclusa con una condanna a 6 anni e sei mesi di reclusione. Entrambi hanno scelto il giudizio con rito abbreviato, ottenendo così uno sconto di pena pari a un terzo. Uno sconto applicato anche sulla multa, che ammontava a un milione e 800mila euro. Secondo le leggi italiane, infatti, si applica una sanzione di 25mila euro per ogni cittadino extracomunitario trasportato. Come dire: “Dura lex, sed lex”. Alla lettura della sentenza i due non hanno mosso un muscolo, si sono voltati e, scortati dalle guardie penitenziarie, hanno ripreso la strada del carcere. Lì, forse, continueranno a sognare il mare.

 

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