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Cronaca

Senza più denaro, cercò la morte tra le onde: condannato il suo rapinatore

Luglio 2012, porticciolo di Torre Vado: un bagnino salva un cittadino africano che racconta di essere stato derubato di 2mila e 400 euro. Un testimone ha suffragato la fondatezza del racconto, mentre la vittima ha riconosciuto l'aguzzino

LECCE – Il corso degli eventi. A volte una semplice rapina, una delle tante che ogni giorno riempiono le pagine della cronaca dei quotidiani locali, può causare una serie di eventi a catena che rischiano di finire in tragedia. Era un afoso pomeriggio d'estate del luglio 2012 quando, un cittadino di origine africana, fu avvistato sulla spiaggia di Torre Vado. Dopo aver abbandonato gli effetti personali sul molo, l’uomo si era tuffato nelle acque del porto con l’intenzione, con ogni probabilità, di togliersi la vita.

Il gesto fu notato da un bagnino: quest'ultimo trasse in salvo il malcapitato, quando già si dibatteva in balia delle onde. Una volta soccorso, il cittadino africano (in attesa delle pratiche di accoglienza presso una onlus locale) raccontò che, poco prima, tre persone, di cui uno armato di pistola, gli avevano rapinato 2mila e 400 euro, denaro frutto di una vita di risparmi e sacrifici.

Per quella rapina, il 12 ottobre del 2012, fu fermato e poi arrestato (per poi essere scarcerato pochi giorni dopo), dai carabinieri della compagnia di Tricase, Giuliano D'Amilo, 40enne di Morciano di Leuca. L’uomo, che ha sempre negato di aver preso parte al colpo, ha poi scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Oggi, il gup Cinzia Vergine lo ha condannato a tre anni e due mesi di reclusione. L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, aveva chiesto una condanna a tre anni. D’Amilo è assistito dall’avvocato Luca Puce.

D'AMILO GIULIANO X STAMPA-2-2-2-2Secondo quanto sostenuto in giudizio dalla pubblica accusa, nel corso di una discussione, avvenuta tra la vittima e il presunto rapinatore, all'interno di una rivendita tabacchi, D'Amilo avrebbe intravisto le banconote del cittadino extracomunitario, contenute in un portafogli. Poi, una volta riappacificatisi, l’imputato avrebbe offerto un finto gesto di solidarietà all'uomo, dimostrandosi disponibile ad accompagnarlo presso la struttura che lo avrebbe ospitato.

La vittima, in quell'edificio, non ci sarebbe mai arrivato: D'Amilo, durante il tragitto, si sarebbe fermato in una zona periferica, dove li aspettavano due complici (mai identificati). I tre avrebbero sottratto allo sfortunato il denaro, minacciandolo persino di morte, nel caso lui li avesse denunciati. La scena, però, non sarebbe sfuggita a un testimone. La vittima ha poi trovato il coraggio di riconoscere il suo aguzzino e si è affidato ai militari dell'Arma, coordinati all’epoca dal capitano Andrea Bettini. 

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