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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Tentata estorsione ai danni dell'agenzia funebre, in tre patteggiano

Sconteranno due anni di reclusione i tre giovani uomini accusati di Copertino e Porto Cesareo, arrestati nel mese di maggio dai carabinieri. Sono stati fermati dai militari durante un blitz, per alcune richieste di denaro a un impresario del posto

LECCE – Si è chiusa con una condanna a due anni di reclusione, a seguito di patteggiamento, la vicenda giudiziaria di Mirko Pagano, 29enne di Copertino, Marco Sederino, coetaneo di Porto Cesareo e Fabio Frisenda, un 32enne sempre originario di Copertino. I tre erano stati arrestati a metà maggio scorso, dai militari dell’Arma della compagnia di Gallipoli, coordinati dal capitano Michele Maselli, con l’accusa di tentata estorsione ai danni del titolare di un’agenzia di pompe funebri di Copertino.

I tre, tutti gravati da precedenti penali specifici, e destinatari di altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere, erano stati sentiti dal gip del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo. Al giudice avevano spiegato di aver agito perché spinti dal bisogno e da problemi di natura economica. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Laura Alemanno, Pantaleo Cannoletta e Gabriele Valentini.

L’attività investigativa è iniziata ad aprile scorso, dopo la denuncia presentata dalla vittima.  Gli inquirenti acquisirono i filmati dell’impianto di videosorveglianza della stessa agenzia, assieme ad altre registrazioni dell’impianto pubblico. Già da quei primi riscontri, emerse l’identikit di chi aveva depositato una missiva minatoria presso i locali dell’attività. Si tratta di Sederino, in casa del quale sono stati trovati gli stessi indumenti utilizzati nella serata della consegna della busta.

Poi, seguirono anche alcune telefonate, indirizzate a una persona vicina al commerciante, a cui i malviventi chiesero di intercedere. L'amico dell'imprenditore, però, decise di collaborare con gli inquirenti, svelando i contenuti di quelle conversazioni nelle quali i componenti del gruppo invitavano l'uomo a dare “soddisfazione” alle loro richieste di denaro. A quel punto fu organizzato l’incontro, fissato per alcune settimane dopo. I militari, appostati, seguirono i contatti. Incontri nei quali la vittima non ha mai concesso contanti, ma in cui è emersa chiaramente la responsabilità dei tre.

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