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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Condizionatori ko, dializzati e parenti al freddo e la direzione compra stufette

Il reparto Dialisi del “Vito Fazzi” al freddo e c’è persino chi chiama i carabinieri. A Capodanno, non arrivando tecnici a mettere mani nell’impianto, la direzione di Nefrologia ha provveduto ad acquistare da un supermercato aperto sette stufe elettriche da 2 kilowatt. Un problema che si ripete

LECCE – Il reparto Dialisi del “Vito Fazzi” al freddo e c’è persino chi chiama i carabinieri. Ancora una volta è l’associazione di volontariato Salute Salento a estrarre dal cilindro una storia che di magico ha ben poco. Sembra proprio che nel nuovo reparto del nosocomio del capoluogo i bocchettoni dell’aria condizionata emanino nell’ambiente soltanto aria fredda. I pazienti, avvolti nelle coperte in questi giorni peraltro di gelo inusuale per il Salento, fino a ieri hanno sofferto pene che sarebbe improprio definire persino dell’inferno, visto che laggiù, almeno, stanno al caldo.

Proprio nel giorno di San Silvestro, M.G.R. una donna leccese che assiste la mamma in dialisi, si è rivolta all’associazione per denunciare guasto all’impianto di condizionamento dell’aria. Il secondo, dopo quello dell’estate scorsa.

“Nella stanza dei dializzati – riferisce la donna esasperata – io avevo il cappotto e sentivo il gelo nelle ossa. Figuriamoci quei poveretti con il pigiama e un lenzuolino addosso. Purtroppo – aggiunge – non puoi portarti le coperte da casa e al reparto non sono sufficienti per tutti. I pazienti sentono ancora più freddo perché il sangue è in circolo nella macchina. E’ una storia che si ripete”.

A Capodanno, non arrivando tecnici a mettere mani nell’impianto, la direzione di Nefrologia ha provveduto ad acquistare da un supermercato aperto sette stufe elettriche da 2 kilowatt. Non che oggi i bocchettoni siano a posto, ma almeno le stufette qualcosa la risolvono.

Di certo, nei giorni scorsi la situazione è stata vissuta talmente male da parenti dei dializzati e pazienti, che s’è pensato bene di chiamare anche i carabinieri. Questi, però, più che prendere atto della situazione non possono fare. Anche i medici e gli infermieri, ammette la signora M.G.R., non possono farci niente. “Loro stessi dicono: ‘abbiamo le mani legate; andate voi a fare la denuncia. Noi abbiamo già segnalato il guasto altre volte’”.  

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