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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Condussero sulle coste salentine 796 migranti, condannati quattro scafisti

Il comandante della nave Blue Sky-M e tre uomini dell'equipaggio sono stati giudicati in abbreviato. Per loro anche una multa da milioni di euro

LECCE – Un affare da milioni di euro, gestito da organizzazioni criminali senza scrupolo, specializzate nel traffico di esseri umani, merce da recapitare sulle coste italiane. Migliaia di vite in fuga da paesi devastati da guerra e miseria, cullando la speranza di una vita migliore. “Guarda come si sono ridotti – dice uno de trafficanti di esseri umani in una conversazione via chat – sono come pecore”.

Un’indagine complessa e articolata quella coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Lecce Guglielmo Cataldi e dal collega Antonio Negro, sulla nave Blue Sky-M, approdata alle 2.37 del 31 dicembre 2014 nel porto di Gallipoli dopo aver lanciato, a largo di Corfù, un Sos per la presenza di uomini armati a bordo e di cadaveri (informazione che si è poi rivelata priva di fondamento). A bordo della nave 796 migranti, che raggiunsero il Salento dopo un lungo viaggio, durato dieci giorni. Il cargo fu intercettato al largo di Santa Maria di Leuca, e condotto in porto dagli uomini della guardia costiera, dopo essersi calati a bordo. Ogni migrante aveva pagato, per quell’ennesimo viaggio della speranza, una cifra vicina ai seimila dollari. Per lo più siriani, professionisti (insegnati, medici, avvocati et cetera) in fuga dalla devastazione del proprio Paese con la famiglia.

Furono quattro gli quattro arresti eseguiti subito dopo l’approdo: un 38enne, Sarkas Rani: comandante della “Blu Sky M”, e tre membri dell’equipaggio: Soulaiman Ramaz di 48 anni, Hasan Bodou di 37 anni e un Khashouf Youssef di 32 anni, che avevano cercato di confondersi tra i migranti. I quattro hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato celebrato dinanzi al gup Giovanni Gallo. Per il comandante condanna a sei anni e mezzo di reclusione; per il suo vice Hasan Bodou e un altro degli ufficiali di bordo 5 anni e due mesi la pena inflitta, tre per l'altro membro dell’equipaggio. I quattro dovranno inoltre pagare una multa milionaria.

I quattro arresti avevano costituito solo l’avvio delle indagini: l’intuito e l’esperienza dei carabinieri del Nucleo investigativo (guidato dal capitano Biagio Marro) e del Reparto operativo di Lecce avevano sin da subito delineato l’esistenza di un’organizzazione criminale transnazionale. Attraverso le dichiarazioni del comandante della nave e l’analisi dei cellulari sequestrati, gli inquirenti avevano ricostruito la “crew list”, la lista dell’equipaggio composta da 12 persone (cinque delle quali sono risultate estranee a ogni ipotesi di reato). Al termine di accurate investigazioni condotte dai carabinieri, dalla Squadra mobile della questura di Lecce, con il coordinamento del Servizio centrale operativo e del Gico della guardia di finanza di Lecce, erano stati identificati gli altri tre uomini dell’equipaggio della motonave. Il procuratore Cataldo Motta aveva sottolineato le grandi capacità delle forze di polizia giudiziaria coinvolte (polizia, carabinieri, guardia di finanza e capitaneria di porto), tra le migliori al mondo.

Ad agosto la capillare attività investigativa degli uomini del Gico della guardia di finanza di Lecce, con la collaborazione della polizia tedesca, aveva portato all'esecuzione a Soest (un comune tedesco nel land Renania Settentrionale-Vestfalia) di uno dei mandati di arresto europeo emessi dal gip Alcide Maritati su richiesta della Dda di Lecce per la cattura di tre cittadini siriani, destinatari della misura cautelare della custodia in carcere, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della finalità economica e del trattamento inumano e degradante. In carcere era finito Mohamad Halima, 21enne siriano. 

Al vertice dell’organizzazione vi era un sodalizio criminale impegnato in attività illecite in più Stati, tra cui Turchia, Romania, Siria e Libano che ingaggiava i membri dell’equipaggio (pagati circa 50mila dollari) e reperiva i migranti intenzionati ad avvalersi del trasporto illegale verso l’Italia a bordo della nave. In particolare in Romania (a Costanza) era avvenuta la compravendita dell’imbarcazione e la relativa copertura assicurativa. La nave era poi salpata da Mersin in Turchia. L’inchiesta ha già accertato che la Blue Sky e l’Ezaaden, l’altro mercantile approdato in Italia, a Corigliano Calabro, con a bordo 360 migranti siriani, sono partite dallo stesso porto turco contemporaneamente, sotto la guida di una stessa organizzazione criminale. Il secondo cargo era stato intercettato alla deriva nel Mar Jonio da un elicottero. La nave, battente bandiera della Sierra Leone, non era in grado di navigare ed era stata trainata da un pattugliatore islandese impegnato nella missione Triton. A bordo c’erano 243 uomini, 43 donne e 74 bambini.

Era dai tempi delle grandi migrazioni albanesi che sulle coste pugliesi non si vedeva un numero così alto di migranti, segno che i conflitti e le grandi ondate migratorie del vicino Oriente potrebbero presto portare una nuova emergenza umanitaria nella parte più a Levante d’Italia. I conflitti e la situazione politica in Medio Oriente, fanno gola ai trafficanti di esseri umani. Stessa strada degli anni passati, stessi criminali con base in Turchia ma nuove merci. Il posto dei curdi degli afghani, iraniani e iracheni, lo hanno preso i siriani, uomini donne e bambini in fuga da regimi o paesi in guerra e diretti anch'essi in nord Europa, Germania, Inghilterra e Scandinavia in particolare. Primo luogo di raduno per tutti è Aksary, un quartiere di Istanbul dove i profughi si ritrovano dopo aver viaggiato via terra per migliaia di chilometri. È qui che si procede all’organizzazione dei viaggi in mare. Da Istanbul si prosegue sempre via terra fino ad Antalya, Smirne e Tekirdag, i tre porti dai quali salpano le navi. Poi, il viaggio in mare, tra speranza, paura e sogno. 

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