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Cronaca

“Ho piazzato bomba di notte ma l'ho fatta esplodere di giorno"

L'accusa per il 68enne di Copertino è di strage con finalità terroristiche, ma resta un velo di profondo mistero sul movente. Incastrato dalle immagini dei video che ritraggono due sue auto, ha confessato davanti a Cataldo Motta

BRINDISI – Ha ideato l’attentato e usato due veicoli, una Fiat Punto bianca e una Hyundai blu, entrambe in sua disponibilità e riprese da diverse telecamere. Con un mezzo ha portato a Brindisi l’ordigno da lui stesso fabbricato, sfruttando competenze nel campo dell’elettrotecnica, per piazzarlo di notte davanti all’istituto professionale “Morvillo Falcone”, in quel contenitore dell’immondizia usato all’uopo. Poi, usando l'altra auto, ha fatto ritorno di buon mattino, con un telecomando che però non è stato ancora ritrovato, ed ha schiacciato il pulsante con la freddezza di un killer spietato, quando l’orologio batteva sulle 7,42. Il resto, è cronaca già sfilata per diciotto giorni di fila su tutti gli organi di stampa: il corpo di Melissa Bassi, 16enne di Mesagne, riverso per terra, esanime, altre cinque compagne gravemente ferite, il volo disperato a sirene spiegate delle ambulanze verso l’ospedale “Perrino”, la raggelante notizia che la ragazza non ce l’aveva fatta.

Non c’è un movente chiaro, e questo è l’aspetto che turba più di ogni altra cosa. C’è però un punto di partenza solido, un’ammissione che, nella sua incompletezza, rappresenta comunque un passo da gigante compiuto dagli investigatori in poco tempo, per dare un nome e un volto a quella sagoma incerta, quasi un fantasma, immortalata da una videocamera di sicurezza di un chiosco di panini che sorge davanti a quella scuola che porta fieramente il nome del giudice antimafia e della moglie, scomparsi nella strage di Capaci.

E’ ancora però sfuggente il filo che lega un imprenditore del settore dei carburanti di Copertino, 68enne, Giovanni Vantaggiato, ad un istituto scolastico di Brindisi, o, comunque, al capoluogo della provincia limitrofa a quella leccese. Ed è qui che si sono insediate mille ipotesi. Era forse il tribunale, esattamente alle spalle, il vero obiettivo “ideale”, da ritenere però inavvicinabile per le troppe videocamere? Si era pensato persino che qualche inimicizia potesse collegare Vantaggiato al dirigente scolastico, Angelo Rampino, di Trepuzzi. E, tornando sempre all’ipotesi della giustizia, che un ristoro per un processo in sede civile, in cui Vantaggiato sarebbe vittima, possa essere stato ritenuto tanto lontano dalle sue aspettative, da provocare una rabbiosa e folle ritorsione.

In poco più di mezzora di conferenza stampa, nell’aula magna del tribunale del capoluogo messapico, straripante di cronisti provenienti da tutta Italia, il procuratore della Dda Cataldo Motta, non ha fornito indicazioni su queste o altre possibili piste, limitandosi più volte a dire che molti aspetti sono ancora da vagliare. Accanto a lui, il prefetto Francesco Gratteri, numero due della polizia, il procuratore generale della Corte d’appello di Lecce, Giuseppe Vignola, e i vertici della procura di Brindisi e dei carabinieri, Ros in testa. “E’ prematuro creare collegamenti con la questione della sentenza”, ha chiarito Motta. Ecco perché vi è un profilo di tipo privato, che va ancora ricostruito in modo minuzioso. Un aspetto, però, si sentono comunque di escludere a priori, gli inquirenti: l’uomo non sarebbe strutturale ad organizzazioni di alcun genere.

“Il 68enne titolare del deposito di carburanti ha ammesso le sue responsabilità, di aver fabbricato l’ordigno, di averlo collocato e fatto esplodere, in orario diurno, perché di notte non ci sarebbe stato nessuno”, ha spiegato Motta. Tradotto: non un semplice atto dimostrativo, ma realizzato per uccidere.

Vantaggiato, di fatto, ha iniziato a confessare prima ancora che fosse in stato di fermo. “Ha quindi fornito un’indicazione sulla configurabilità del delitto di strage, contestata nel decreto firmato da me, dal sostituto procuratore della Dda Guglielmo Cataldi e dal sostituto procuratore di Brindisi Milto De Nozza”. Strage, dunque, e con l’aggravante delle modalità di terrorismo. “Questo – ha illustrato il procuratore - dipende dall’allarme oggettivamente generato da certe azioni. Oggi abbiamo la possibilità di ricondurre l’attentato ad una persona, almeno per ora, ma questo non fa venir meno la valutazione data all’aggravante della finalità terroristica, che è stato raggiunto, considerato l’allarme generato in tutta Italia e l’indeterminatezza dell’obiettivo”. Un obiettivo che sembrerebbe quasi “scelto a caso”, per usare le parole dello stesso procuratore. Ed è l’aspetto più inquietante: per ora, non c’è un movente, manca la chiave di lettura generale. “Il 68enne ha fornito un’indicazione generica priva di credibilità”, ha aggiunto Motta, ribadendo, come già fatto la notte scorsa, uscendo dalla questura di Lecce, che “l’interrogatorio non è stato soddisfacente”.

Perquisizioni a Copertino, conferenza a Brindisi

Motta non ha risparmiato anche qualche battuta sibillina, rivolta alla stampa, ma non priva di significati reconditi, che, alla luce delle attuali novità, fanno quadrare diversi aspetti. “Mi avete costretto a mentire frequentemente, il che mi ha messo in difficoltà, perché non sono abituato”, ha scherzato. Solo una boutade? No, perché effettivamente Motta ha fornito smentite su fatti reali. Ad esempio, quando ha iniziato a circolare la voce che vi fossero altri video, oltre a quello del chioso. Una scelta dettata dall’ovvia giustificazione di non inquinare un’indagine che, evidentemente, era già ad un punto di svolta. Ed è proprio grazie questi video, che ritraggono le due auto di Vantaggiato, che gli investigatori sono riusciti ad incastrarlo. Messo di fronte all’evidenza, ha finito per svelarsi. Di fatto, rilevanti dettagli già acquisiti hanno giusto ottenuto una conferma. E’ stato proprio il procuratore a chiarirlo, in modo definitivo. “A Vantaggiato siamo arrivati attraverso le due autovetture, elaborando più immagini. E’ stato il lavoro più impegnativo, perché gli investigatori di polizia e carabinieri hanno dovuto allineare il contenuto delle telecamere disseminate in città, ricostruendo il percorso dei veicoli”.

Una delle auto, dunque, è stata immortalata la notte in cui è stato sistemato l’ordigno e l’altra in un orario coincidente con quello dell’esplosione. “Non si sa, però, se fossero guidate da Vantaggiato”. Come dire: l’indagine deve svelare se vi fossero complici. Ed è il motivo per cui nel reato già contestato, è stata avanzata anche l’ipotesi del concorso.  Ma il chiodo fisso resta sempre uno: perché, tutto questo? Motta ha confermato che Vantaggiato ha parlato di problemi di natura economica, “ma non si capisce in che misura possano essere collegati a questa vicenda”. E pare che non abbia saputo dire nulla di più di una frase che sembra rimarcare una paranoia di fondo. “Ha detto di avercela con il mondo, e se in questo mondo ci fosse anche quello giudiziario, è tutto da vedere”, ha spiegato, con riferimento ad un possibile attacco rivolto al tribunale, più che alla scuola.

Dopo aver rimescolato le carte più volte, in maniera criptica, il procuratore ha comunque confermato che Vantaggiato ha descritto il modus operandi per costruire l’ordigno (sorvolando volutamente sui dettagli tecnici), e sul fatto che sia l’uomo ritratto in quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo. La cui diffusione preventiva, però, ha ritenuto “un’imprudenza”.

Fatto sta che il 68enne, subito dopo l’attentato, è tornato a casa, e poi ha ripreso l’attività quotidiana. Nessuno, a Copertino, la sua città natale, l’ha riconosciuto, in quei fotogrammi, e forse non è scappato proprio perché confidava di non essere mai identificabile.

Prima che Motta si addentrasse nei dettagli, aveva preso parola il procuratore generale Vignola, per sgombrare il campo da alcune polemiche sorte a ridosso del terribile evento e per rivolgere un  “doveroso ringraziamento alle forze di polizia, che hanno operato fianco a fianco”, in un’ormai consolidata “rivoluzione culturale” che “porta a lavorare assieme per l’affermazione della giustizia”. E,  ancora, “grazie ai colleghi delle procure, che hanno lavorato a braccetto, che qualcuno ha voluto trasformare in un braccio di ferro”. Il riferimento è al passaggio di consegne del fascicolo, dalla procura di Brindisi alla Dda di Lecce. “Per chiarezza, intendo rilevare che si non è trattata di una disputa per accaparrarsi l’indagine e per guadagnare in notorietà, ma di fisiologica presa di posizione in ordine al risvolto da dare all’indagine”.

Quando è sopraggiunta l’ipotesi della strage con finalità terroristica, pur escludendo gruppi organizzati, “ho ritenuto di delegare il collega Motta, che per legge è tenuto a svolgere questo tipo di indagini, ad affiancare Milto De Nozza. Hanno lavorato tutti assieme, senza tensione fra di loro, per raggiungere i risultati”.

Giovanni-Vantaggiato-2-2-2“Polizia, carabinieri, magistratura hanno tutti operato per l’obiettivo – ha proseguito Vignola -, dopo quel pugno allo stomaco che ha colpito tutti noi. Questo non restituisce la vita a Melissa e non rimargina le ferite fisiche e dell’anima delle altre ragazze, ma certamente porta un po’ di tranquillità e consente di recuperare la fiducia nelle istituzioni”.

Motta stesso, ha poi posto l’accento sul ruolo svolto dagli investigatori: “I veri destinatari degli applausi di ieri sera sono le forze di polizia e carabinieri che hanno lavorato in maniera eccezionale. Non è la prima volta che ciò accade, a Lecce, ma, viste l’ansia e l’importanza del caso, la sinergia è stata ancor più forte. Basti pensare che hanno lavorato centinaia di uomini, divisi in più squadre. E i risultati sono stati, nonostante le mie previsioni pessimistiche, anche abbastanza tempestivi”.

Tempestivi, sì “ma non esaustivi”. Ed ecco perché l’inchiesta è davvero solo ad un punto d’inizio. Le perquisizioni sono in corso ancora in queste ore, nei locali in disponibilità di Vantaggiato e anche in una sua barca a motore ormeggiata a Porto Cesareo, e si svolgono alla presenza del suo avvocato difensore, Franco Orlando. E le domande sono ancora tante. Su molte delle quali,  Motta ha glissato. Quante volte Vantaggiato è stato a Brindisi, prima dell'attentato? E' tornato sul luogo del delitto? Ed è possibile che abbia condotto da solo, senza complici, davanti alla scuola, tre bombole di gpl, per quanto semivuote, creando l'innesco sul momento? La sensazione è che questa storia riserverà, presto, nuovi colpi di scena. 

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