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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Tassi usurari per il mutuo. Confermata la condanna, la banca dovrà risarcire i clienti

Due coniugi di Otranto, nel 1991, avevano acceso un mutuo a tasso variabile per cento milioni, da rendere in 15 anni. Dopo aver pagato già 180 milioni, scoprirono che la sede del Banco di Napoli cui si erano rivolti ne pretendeva altri 80

LECCE – Confermata in appello (poiché ritenuto improcedibile) la condanna nei confronti di una sede del Banco di Napoli, accusata di aver applicato tassi usurari. Il Tribunale civile di Lecce (giudice Dinoi) nei mesi scorsi aveva accolto la tesi di due coniugi di Otranto difesi dagli avvocati Massimo Todisco e Piero Mongelli del Codacons di Lecce. I due, nel 1991, avevano acceso un mutuo a tasso variabile per 100 milioni di lire, da restituire in 15 anni.

Dopo aver pagato già 180 milioni, avevano scoperto che il Banco di Napoli ne pretendeva altri 80 circa, per un totale di 260 milioni di lire. Più di due volte e mezzo la somma iniziale. Una cifra che marito e moglie non potevano sostenere; pertanto si sono rivolti al Codacons chiedendo che venisse fatta chiarezza su quanto ancora restasse effettivamente da versare.

Nel corso delle verifiche, un consulente di parte ha rilevato, dal terzo trimestre del 1998 ad oggi, il costante superamento da parte della banca dei "tassi soglia" previsti dalla legge anti-usura, oltre che la presenza, nel contratto di mutuo, di una formula di determinazione del tasso variabile che, in sostanza, lasciava la banca libera di determinare il tasso a suo piacimento.

Il problema sollevato in corso di giudizio risiedeva nel fatto che il mutuo è stato stipulato cinque anni prima dell'entrata in vigore della legge sull’usura (la n. 108/96), che ha introdotto i cosiddetti "tassi soglia", ai quali rapportare il tasso effettivamente applicato dalla banca. E proprio su questo elemento si è basata la tesi sostenuta davanti al giudice dal Banco di Napoli, rafforzata anche da una legge interpretativa della 108/96 (detta "salva-banche"), introdotta frettolosamente nel 2000 dal Governo D'Alema, che disponeva l'applicabilità della legge sull'usura solo ai contratti stipulati, o ai pagamenti convenuti, dopo l'entrata in vigore della stessa.

Il Codacons aveva sottolineato come la tesi della banca potesse essere fondata in caso di mutuo a "tasso fisso", perché il tasso, sempre uguale negli anni, sarebbe stato, in quel caso, determinato, al momento stesso dell'accensione del mutuo, nel 1991 e dunque prima dell'entrata in vigore della legge 108. Ma nel caso di mutuo a "tasso variabile", ha sostenuto il Codacons, il pagamento di ogni rata costituisce una nuova convenzione tra le parti, poiché l'importo da versare non è sempre uguale, ma varia di semestre in semestre.

Di conseguenza, poiché è alla scadenza di ogni rata che si determina l'ammontare del pagamento (come ha disposto la legge interpretativa del 2000), la 108/96 va applicata anche al mutuo dei coniugi di Otranto, nonostante sia del 1991. Una volta stabilita l'applicabilità della 108/96, il giudice ha accertato che i tassi applicati dalla banca hanno sempre superato (dal terzo trimestre del 1998) i "tassi soglia" stabiliti dalla legge ed ha disposto che i coniugi non sono tenuti a versare altri soldi al Banco di Napoli, ma che, anzi, devono riceverne indietro circa temila euro. La sentenza diventa ora definitiva.

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