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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Da Confindustria “stima a Benisi come uomo e imprenditore”

Gli industriali salentini esprimono la massima solidarietà all'imprenditore condannato in appello ad un anno di reclusione (pena sospesa) per una presunta truffa: "Auspichiamo rapido pronunciamento della Cassazione"

 

LECCE - Confindustria Lecce interviene sulla vicenda giudiziaria di Enzo Benisi, legale rappresentante della Megatex Spa, condannata ad un anno – pena sospesa – insieme al direttore amministrativo Pietro Gaetano dal giudice di secondo grado dopo che il giudice monocratico tribunale di Casarano aveva, un anno addietro, assolto entrambi perché il fatto non sussiste. Ieri a commento del giudizio in appello è intervenuto lo stesso Benisi che ha ribadito totale fiducia nella giustizia. Oggi è la volta di Confindustria Lecce.

“Enzo Benisi da diversi anni è impegnato con la sua azienda e come rappresentante dei vertici confindustriali e della Camera di Commercio, per la crescita e lo sviluppo dell’intero territorio salentino, ancora di più ora, in pendenza della grave situazione di crisi in cui versa l’economia italiana ed europea. Confindustria Lecce, colpita dall’esito del giudizio di secondo grado che ha visto coinvolto il dottor Benisi e la sua azienda, dopo l’assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste ottenuta nel primo grado, si astiene dall’esprimere qualunque giudizio sulla sentenza e auspica un sollecito pronunciamento della Corte di Cassazione che metta definitivamente e positivamente fine all’intera vicenda. Nel contempo, Confindustria Lecce ribadisce fiducia nell’operato della magistratura, con la quale, insieme alle forze dell’ordine e alle istituzioni tutte, cerca ogni giorno di rafforzare i principi della legalità e della sicurezza senza i quali non ci può essere sano sviluppo. Confindustria Lecce esprime pertanto ad Enzo Benisi solidarietà e rinnovata stima come uomo e imprenditore, nella certezza che sarà dimostrata la sua estraneità ai fatti contestati”.      

I fatti contestati fanno riferimento al lontano 2004. La presunta truffa, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbe avvenuta nell'ambito del progetto Pia innovazione, per la progettazione di due innovativi modelli di calzini: antisudore e termoisolanti. L'accusa (l'inchiesta è stata condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Imerio Tramis, successivamente trasferito alla Procura per i minorenni) sosteneva la mancata rendicontazione di circa 24mila euro a fronte di un progetto da circa 5 milioni

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