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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Copertino

“Ti lascio”. E lui: 169 chiamate in un giorno, minacce e danneggiamenti

Due anni e due mesi in abbreviato per un 52enne di Copertino, che era già ai domiciliari. Per mesi ha tormentato la ex in ogni modo, oscillando fra paurose intimidazioni e tentativi di impietosirla, minacciando il suicidio

COPERTINO - La loro relazione non andava certo bene. Lei era perplessa per i suoi modi, a volte spaventata. Capitava che lo compiacesse solo per evitare ritorsioni. Ma non poteva andare avanti così, per sempre. Ecco perché, nell’aprile scorso, la decisione di dire: “Basta, è finita”. Da quel momento, la vita di una donna residente in un comune della provincia di Lecce sarebbe diventata un incubo. Costretta a cambiare abitudini per evitare di incontrarlo, ma non riuscendo mai fino in fondo a liberarsi della sua ombra ingombrante, ostile.

Sarebbe stato talmente ossessionato da lei, quel 52enne di Copertino, che persino dopo essere stato indagato una prima volta e sottoposto a perquisizione, con tanto di sequestro di due cellulari, si era dotato immediatamente di una nuova utenza per tornare a tormentarla con un copione oscillante fra l’intimidatorio, cioè minacciando anche di usare armi contro di lei, e il patetico, ovvero pregandola di tornare con lui, o si sarebbe suicidato.

Quell’uomo, che è poi finito in arresto (forse davvero l’unico modo per bloccarlo), è stato ora processato e condannato con il rito abbreviato dal giudice Sergio Tosi per atti persecutori aggravati a due anni e due mesi di reclusione sui tre richiesti dal pubblico ministero Donatina Buffelli. E per ora deve rimanere ai domiciliari.

Uno degli episodi che forse meglio di tutti delineano il carattere dell’uomo è stato probabilmente proprio fra i primi emersi nel corso delle indagini, quando, cioè, il 13 aprile scorso lei ha comunicato la volontà d’interrompere la relazione. Ebbene, per ben dodici ore di fila, dalle 6 circa del mattino alle 18 di sera, l’avrebbe tempestata di telefonate e videochiamate: se ne sono contate ben 169.

Considerando la ferrea volontà della donna di non recedere di un passo, rispetto alla sua decisione, lui si sarebbe fatto avanti con sempre maggior insistenza e con metodi, per così dire, poco ortodossi. Per esempio, passando con la sua autovettura davanti a quella della vittima e lasciando accanto grossi massi o bottiglie di birra, fino ad arrivare a fine maggio al danneggiamento vero e proprio, frantumando il parabrezza, non prima di aver cripticamente preannunciato qualche azione violenta, con messaggi tipo “tranquilla, sto sempre in giro”, dicendole anche di trovarsi nel paese dove lei abita. Tutto questo, per poi arrivare a chiamarla almeno una ventina di volte, quella stessa notte, chiedendole di fare il borsone e fuggire con lui.

Fra i vari episodi denunciati dalla malcapitata, anche uno in cui lui le avrebbe inviato all’improvviso un video dal contenuto esplicito, facendole intendere che la donna immortalata fosse proprio lei e “avvisandola” che fosse sua intenzione sia divulgarlo online, sia lasciare sotto la porta di casa di suo padre delle foto, sempre a sfondo sessuale.

“Tanto come esci ti prendo”, “oggi ti faccio vedere io, tranquilla”, “apri subito, non farmi venire dal lavoro che è peggio per te”, frasi come queste, a volte condite con pesanti bestemmie, sarebbero state sempre più frequenti e, come detto, nemmeno dopo essere stato indagato, con tanto di sequestro di due cellulari, si sarebbe fermato. Dalla nuova utenza, in estate, le avrebbe anche inviato messaggi lasciando capire di sapere quali fossero i suoi luoghi di lavoro, per poi arrivare a minacciare di suicidarsi “per amore”, mandandole foto con il cappio al collo oppure preannunciandole di essere sul terrazzato. “Aspetto te o mi butto giù”.

La donna si è costituita parte civile nel procedimento con l’avvocato Paolo Maglie. Il 52enne era difeso dall’avvocato Daniele Scala.

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