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Cronaca Copertino

Imprenditore morì suicida, ridotta la pena a chi fornì prestiti a usura

Da sei a quattro anni e mezzo e 13mila euro di multa per un 54enne accusato di aver applicato tassi da strozzo ai danni dell'ex presidente della cooperativa sociale Cupertinum

LECCE – I giudici della prima sezione penale della Corte d’appello di Lecce hanno riformato la sentenza a carico di Fabio Tondo, 54enne di Copertino, per una vicenda legata a prestiti a usura che avrebbero poi condotto, per disperazione, al suicidio della vittima, Mario Petito, ex presidente della cantina sociale Cupertinum. L’imprenditore fu trovato senza vita, a 65 anni, il 20 gennaio del 2013.

Se in primo grado Tondo aveva rimediato sei anni di reclusione, in appello la pena è scesa a quattro anni e mezzo e 13mila euro di multa. Eliminata anche la pena accessoria dell’interdizione legale e sostituita quella perpetua dai pubblici uffici a un’interdizione per cinque anni. Confermato il resto, che prevedeva, fra l’altro, 40mila euro di provvisionale agli eredi dell’uomo (moglie e due figli), costituitisi parte civile con l’avvocata Francesca Conte.

Due i casi contestati a Tondo. In una circostanza, si sarebbe fatto corrispondere da Petito interessi usurari pari a circa il 23 per cento, in cambio di una prestazione in denaro. Ovvero, avrebbe preteso da Petito la restituzione immediata di 7mila euro, a fronte del pagamento, puramente, apparente, di 30mila euro. La cifra, era il prezzo (simulato) del compromesso di vendita di un oliveto. In più, Tondo avrebbe incassato la promessa della restituzione dell’intero capitale in tre rate da 10mila euro ciascuna. Le prime due versate, l’altra, ulteriormente divisa in altre due.

Nel secondo episodio contestato, Tondo avrebbe applicato interessi usurari pari a circa il 10 per cento al mese, in corrispettivo di due prestazioni  di  denaro  di 5mila euro ciascuna. Le due vicende si sono svolte dal settembre del 2011 al gennaio del 2013, cioè al mese in cui Petito si tolse la vita. Le indagini furono svolte dai carabinieri della tenenza di Copertino, che acquisirono vario materiale, sequestrando appunti e documentazione finanziaria, svolgendo accertamenti bancari, effettuando anche intercettazioni telefoniche. Tondo era difeso dagli avvocati Anna Inguscio e Pantaleo Cannoletta. 

Le motivazioni della sentenza d'appello saranno rese note entro novanta giorni.

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