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Cronaca

Coppia massacrata in casa, rigettata la richiesta di una nuova perizia

Ascoltati i consulenti della difesa di Antonio De Marco, che in una nuova relazione, depositata oggi, hanno smontato punto per punto, l’analisi e la metodologia dei periti del tribunale sulla capacità di intendere e di volere

LECCE - Si avvia alle battute finali il processo sull’omicidio della giovane coppia di fidanzati Eleonora Manta, 30enne di Seclì, e Daniele De Santis, 33enne leccese, massacrati con 79 coltellate, il 21 settembre dello scorso anno, nella loro abitazione in via Montello a Lecce.

L’assassino reo confesso, Antonio De Marco, 21 anni di Casarano, era assente anche oggi, nell’udienza in cui sono state ascoltate le sorelle di Daniele che in aula hanno raccontato, in lacrime, di come il fratello fosse un perno della loro famiglia, e i consulenti incaricati di redigere, per conto della difesa, la consulenza sulla capacità di intendere e volere.

“Non si può fare una diagnosi solo con il non detto”, ha spiegato Felice Francesco Carabellese, il medico che ha svolto la relazione con i colleghi Elio Serra e Michele Bruno e firmatario di una successiva memoria (depositata oggi) in cui viene smontata punto per punto l’analisi svolta dai periti del tribunale.

Proprio in virtù delle falle messe in rilievo dagli esperti, che, al termine dell’udienza, i difensori di De Marco, gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, avevano chiesto una nuova perizia.

Ma l’istanza è stata rigettata, poiché la Corte d’Assiste di Lecce presieduta dal giudice Pietro Baffa (e composta dalla collega Francesca Mariano e dai giudici popolari), ha ritenuto esaustivo quanto acquisito finora.

Sono d’avviso opposto, i professionisti ascoltati oggi, secondo i quali in De Marco, “il quadro psicopatologico è composito, grave e complesso, probabilmente non ancora del tutto strutturatosi, che rimanda alla dimensione psicotica, prima di tutto, e autistica, di poi della patologia”.

Insomma, secondo Carabellese c'è una componente psicopatica nell’imputato, in ragione della quale era stato chiesto ai colleghi incaricati dal tribunale di valutare la capacità di intendere e di volere, di svolgere ulteriori e più precisi approfondimenti.

Approfondimenti che, per il teste, avrebbero richiesto, tra le altre cose, "un setting” adeguato che mettesse a proprio agio l’esaminato, soprattutto in ragione del fatto che De Marco è una persona molto chiusa. Un luogo idoneo, secondo il professionista, non poteva certo essere quello (quale è stato) dell’aula bunker del carcere di Lecce, alla presenza di avvocati e di due periti a lui sconosciuti.

E’ stata poi la volta del medico Serra, secondo il quale la valutazione sul narcisismo cui sono giunti i consulenti del tribunale - Andrea Balbi, psichiatra e psicoterapeuta, professore presso La Sapienza di Roma, e Massimo Marra, neurologo e criminologo clinico - in servizio presso l’ospedale “Francesco Ferrari" di Casarano, e la criminologa Roberta Bruzzone - sarebbe stata troppo vaga e superficiale.

“Eleonora e Daniele sono vittime accidentali, casuali. De Marco avrebbe ucciso chiunque anche per strada, ma non lo ha fatto solo per timore di essere scoperto ”, ha spiegato Serra.

Per i periti del tribunale e per Bruzzone, proprio il fatto di non voler essere scoperto è indicatore della sua capacità di intendere e di volere, ma Carabellese, su sollecitazione dell’avvocato Starace, ha chiarito: “Lui voleva uccidere per avere una ricompensa, da Dio, dal mondo. È qui la valenza psicotica che diventa azione”. Precisando pure, in un successivo passaggio, che la premeditazione, la programmazione, non sono in contraddizione con il disturbo psicotico.

Tra le ulteriori obiezioni mosse dai consulenti ascoltati oggi: l’assenza di un confronto diretto con l’assassino, la mancata somministrazione dei test, come quelli previsti per l’autismo, e ancora la mancata acquisizione e analisi dei colloqui registrati avuti dagli stessi Carabellese, Serra e Bruno, in fase delle indagini preliminari, con l’imputato.

Associata alla richiesta di un nuovo esame sulle condizioni psichiatriche di De Marco, il legali avevano chiesto, invano, alla Corte, anche l’acquisizioni di questi colloqui.

Il processo sul duplice omicidio

“La ricerca disperata di relazioni sociali è compatibile con l’autismo? E lo sono i buoni risultati a scuola?” ha domandato la sostituta procuratrice Maria Consolata Moschettini al professore Carabellese. La risposta è stata che lo spettro dei disturbi autistici è molto ampio e che sì, le due cose possono essere compatibili.

Si è chiusa così la fase istruttoria e sono state messe in calendario le ultime tre udienze: il 5 aprile per la discussione della pm e dei difensori delle parti civili (gli avvocati Renata Minafra, Mario Fazzini, Francesco Spagnolo, Luca Piri e Fiorella D’Ettore); il 17 maggio, per le arringhe degli avvocati Starace e Bellisario; il 7 giugno, per eventuali repliche della pm e per la sentenza.

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