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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

In catene davanti al Tribunale. Coppia di 65enni invoca giustizia

Gesto eclatante da parte di due coniugi di Squinzano: stremati da una querelle giudiziaria che va avanti dal 2005 e per la quale la loro casa è stata pignorata, hanno trascorso l'intera mattinata ai piedi del palazzo di giustizia

LECCE – “Né il cuore degli inglesi, né lo scettro del re, Geordie potran salvare, anche se piangeranno con te, la legge non può cambiare”. Sovvengono alla mente i versi di Fabrizio De Andrè, scritti nel 1966 sulle note di un’antica ballata inglese, nell’affrontare la storia che oggi ha spinto Nicolina Palma, di 65 anni, ad incatenarsi davanti al Tribunale di Lecce per un’intera mattinata. Con lei il marito Cosimo Coletta, suo coetaneo e compagno da una vita.

Entrambi hanno lavorato per il Comune di Milano, per poi rientrare nel 2003 a Squinzano, città natale. I coniugi contraggono un mutuo di 50mila euro con una banca per l’acquisto di una casa e successivamente incaricano un’impresa di effettuare alcuni lavori di ristrutturazione per un importo di circa 10 mila euro. Il rapporto, a lavori in corso, si interrompe. Lavori fatti in maniera approssimativa, sostengono marito e moglie. Mancato pagamento per opere interamente eseguite, risponde l’altra parte.

Da quel momento è iniziata una lunga querelle giudiziaria, di il cui ultimo atto è il pignoramento della casa, dell’automobile e del mobilio e la prospettiva, concreta dalla metà del prossimo mese se non dovessero intervenire fatti nuovi, di dover abbandonare l’immobile.

Il titolare della ditta ha infatti promosso nel 2005 un’azione in sede civile rivendicando il saldo di 9 mila euro per i lavori effettuati, somma derivante da un primo preventivo più un secondo integrativo. Il signor Coletta, che sostiene di aver versato un acconto di 4mila e 500 euro, ha replicato chiedendo in prima battuta 10mila euro di danni per lavori che reputava eseguiti non a regola d’arte.

Il giudice onorario della sede del Tribunale di Lecce distaccata a Campi Salentina, l’avvocato Lucia De Matteis, nel febbraio del 2010 ha accolto le richieste dell’impresa condannando il convenuto non solo al pagamento della sorte capitale, ma anche di poco meno di 5mila euro per spese legali. Il giudice, che aveva disposto una perizia, ha comprovato sì che alcune opere non erano state eseguite ad arte ma non ha riconosciuto l’accoglimento della domanda di riconvenzionale perché prima dell’instaurazione del giudizio non era stata prodotta alcuna denuncia in tal senso.

Nel novembre del 2012 la seconda sezione civile della Corte d’appello ha riformato la prima sentenza proprio in questa parte, dopo aver già nel maggio del 2010 ridotto l’efficacia esecutiva della stessa a 7mila euro, disponendo che al committente dei lavori dovesse essere riconosciuta la somma di 1800 euro per i lavori male eseguiti. I giudici, che per il resto hanno confermato la sentenza, hanno però condannato Coletta al pagamento della metà dell’importo della consulenze tecnica, della metà delle spese di entrambi i giudizi – circa 4mila euro – mentre hanno compensato tra le parti l’altra metà. Alla fine dei conti una somma che va ben oltre le capacità di una pensione che supera nel complesso i 1300 euro al mese, soprattutto dinanzi ad un provvedimento esecutivo di pignoramento.

Nicolina, che oltre a manifestare altre patologie deambula con difficoltà, e suo marito Cosimo non demordono ed hanno chiesto la sospensione dell’esecuzione del pignoramento: “Che si prendano pure la casa, ma che ci lascino vivere lì dentro”, ha ripetuto la signora per tutta la mattinata, nell’attesa che qualcuno li ricevesse.

Al netto delle questioni di diritto, rispetto alle quali è sacrosanto astenersi da valutazioni, resta l’angoscia per una vicenda che rivela la vulnerabilità di particolari soggetti: qualunque sia il merito della questione, pignorare una casa ad una coppia di 65enni è un provvedimento con conseguenze molto rilevanti e che pone la domanda di quali ammortizzatori sociali e istituzionali ci siano davvero per rendere dignitosa la sopportazione di complicazioni come quelle toccate ai coniugi di Squinzano.

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