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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Castro / Piazza Dante

Crollo: concorso in disastro colposo, in quindici a giudizio

Il 31 gennaio del 2009 il volto di piazza Dante a Castro Marina fu sfregiato da una vera e propria frana. Per i periti, ci sarebbero state imperizia e inosservanza di regole di sicurezza nell'esecuzione di lavori edili

 

LECCE – Sono quindici gli imputati rinviati a giudizio dal gip Alcide Maritati al termine dell'udienza preliminare relativa al crollo che il 31 gennaio del 2009 sfregiò il volto di piazza Dante a Castro Marina. Si tratta, in particolare, di Martino Ciriolo, Giovanna Lazzari, Gabriele Fersini, Speranzina Antonazzo e Maria Fedele, proprietari e conduttori degli immobili coinvolti nel crollo; Fernando Schifano, responsabile dell'ufficio tecnico comunale; Rinaldo Coluccia, Angelo Rizzo, Antonio Fersini e Antonio Ciccarese, componenti della commissione edilizia che approvò l’esecuzione dei lavori negli edifici; Luigi e Domenico Fersini e Francesco Rizzo, direttore dei lavori e titolari delle imprese che li hanno eseguiti. Con loro anche l’ex sindaco Giuseppe Coluccia, che all'epoca rilasciò l'autorizzazione all’esecuzione dei lavori.

Per tutti l’ipotesi di reato è di concorso in disastro colposo, “per colpa consistita in imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza di regole di sicurezza nell’esecuzione di lavori edili”.
Era stata la perizia depositata, nei mesi scorsi, dai consulenti tecnici d’ufficio nominati dal sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Giuseppe Capoccia (titolare del procedimento) i professori Amedeo Vitone e Carlo Viggiani, e gli ingegneri Fabrizio Palmisano e Pietro Foderà (comandante provinciale dei vigili del fuoco di Lecce) a stabilire che il crollo era stato causato dall’attività dell’uomo e non da cause naturali. I quattro esperti dimostrarono come la mano dell’uomo intaccò gradualmente la collinetta tufacea prossima al porticciolo della località balneare.
P2010058-4-2-2Gli inquirenti puntano il dito contro i lavori che furono eseguiti in quattro esercizi commerciali: lo “Speranbar”, “Sport pesca mare” e la pasticceria “Le delizie”. In particolare, nel caso dello “Speranbar”, sarebbe stata “indebolita gravemente una parte strutturalmente molto importante dell’edificio contiguo all’area del crollo, ed in esso parzialmente coinvolto, demolendo una muratura portante principale”.

Negli altri due casi, invece, per i quali era stata presentata la Dia, gli inquirenti sostengono che gli interventi siano stati realizzati in parziale difformità rispetto al progetto originario, “omettendo di effettuare preventive valutazioni delle condizioni di equilibrio precario dell’intero banco di calcarenite”. Ad essere coinvolti nel crollo furono diversi immobili fra negozi ed abitazioni private. Solo alcune fortunate coincidenze e il fatto in quel gelido sabato pomeriggio di gennaio il luogo fosse pressoché deserto, evitarono che la vicenda assumesse i contorni della tragedia.
Il processo si aprirà il prossimo primo febbraio dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Tricase.

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