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Cronaca Castro

Crollo di Castro, sono otto le richieste di condanna nel processo d'appello

Il sostituto procuratore generale ha chiesta la conferma della sentenza di primo grado e la condanna a due anni per Fernando Schifano

LECCE – Volge alle battute finali il processo d’appello per il crollo che il 31 gennaio del 2009 sfregiò il volto di piazza Dante a Castro. In primo grado erano stati sette gli imputati econdannati con l’accusa di concorso in disastro colposo, “per colpa consistita in imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza di regole di sicurezza nell’esecuzione di lavori edili”. Oggi il sostituto procuratore generale ha chiesta la conferma della sentenza di primo grado e la condanna a due anni per Fernando Schifano, all’epoca dei fatti responsabile dell'ufficio tecnico comunale (per cui la Procura aveva presentato appello dopo l’assoluzione in primo grado).

Due anni, in particolare, la pena inflitta in primo grado a Martino Ciriolo, Marcello Baccaro e Maria Fedele, proprietari e conduttori degli immobili coinvolti nel crollo. Un anno e sei mesi la condanna per Angelo Rizzo, Antonio Fersini, Luigi Fersini e Gabriele Fersini, progettisti e titolari delle imprese che hanno eseguito i lavori. Il giudice Pasquale Sansonetti aveva condannato gli imputati al risarcimento delle parti civili, da stabilirsi in sede civile. Pena sospesa e non menzione della condanna per tutti.

E’ stata la perizia depositata dai consulenti tecnici d’ufficio nominati dalla Procura della Repubblica di Lecce, i professori Amedeo Vitone e Carlo Viggiani, e gli ingegneri Fabrizio Palmisano e Pietro Foderà (ex comandante provinciale dei vigili del fuoco di Lecce) a stabilire che il crollo è stato causato dall’attività dell’uomo e non da cause naturali. I quattro esperti hanno dimostrato come la mano dell’uomo intaccò gradualmente la collinetta tufacea prossima al porticciolo della località balneare.

L’accusa ha puntato il dito contro i lavori che furono eseguiti in alcuni esercizi commerciali: lo “Speranbar”, “Sport pesca mare” e la pasticceria “Le delizie”. Lavori che indebolirono gravemente una parte strutturalmente molto importante dell’edificio contiguo all’area del crollo, e in esso parzialmente coinvolto, realizzati in parziale difformità rispetto al progetto originario. Era il tardo pomeriggio del 31 gennaio 2009 quando piazza Dante, fiore all'occhiello della località marina, si trasformò in un cumulo di macerie. Ad essere coinvolti nel crollo furono diversi immobili fra negozi ed abitazioni private. Solo alcune fortunate coincidenze e il fatto in quel gelido sabato pomeriggio di gennaio il luogo fosse pressoché deserto, evitarono che la vicenda assumesse i contorni della tragedia. Fu una delle persone poi finite a giudizio ad accorgersi della presenza di strane crepe e a invitare tutti i presenti a fuggire dal luogo del crollo.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Amilcare Tana, Luigi e Roberto Rella e Luigi Corvaglia.

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