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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Dall'Albania stop alla nuova centrale dei fumi nocivi?

Dalla vicina Albania giunge la notizia che il progetto della centrale termo elettrica prevista nelle vicinanze della costa albanese avrebbe subito una brusca frenata. A rischio l'inizio dei lavori

Il Governo albanese ha presentato in questi giorni il piano per l'energia rinnovabile, prevedendo la costruzione di parchi eolici, di nuove centrali termoelettriche e idroelettriche, nonché la privatizzazione delle società statali che si trovano ora in grave perdita. Tra le probabili candidate appare la società italo-albanese Green Energy, partecipata del gruppo Italian Marseglia, che ha elaborato il progetto per la costruzione di un parco eolico e di uno stabilimento per la produzione di bio-diesel nel Nord dell'Albania, che consentirebbero la produzione di circa 410 MW. Allo stesso tempo, l'Enel ha annunciato la sua intenzione di costruire una centrale termoelettrica a carbone, dalla potenzialità di circa 1,300 MW destinata così a servire sia il mercato italiano che quello albanese. E proprio su quest'ultima ipotesi viene tirato in ballo il Salento.

Ma andiamo con ordine. Premessa essenziale: il Governo del Paese delle Aquile intende rispondere al deficit energetico ricorrendo alla costruzione di nuove centrali termoelettriche e idroelettriche, nonché alla privatizzazione di parte delle società statali che si trovano ora in grave perdita. Berisha, attuale primo ministro albanese, ha annunciato l'annullamento della costruzione della centrale idroelettrica di Bushat (nel nord dell'Albania), a causa del grave impatto ambientale che avrebbe avuto. In tale scenario, nonostante il quadro ottimistico delineato dal piano degli investimenti del Governo Berisha, l'Albania ancora non riesce a risolvere la crisi energetica che ha ridotto sull'orlo del fallimento le piccole imprese.

Molti sono stati i progetti presentati e inaugurati e dopo anni di studi di fattibilità e di rilevazioni scientifiche, si è assistito sempre al loro fallimento. Al momento la grave crisi energetica dell'Albania viene fatta risalire al fatto che la maggior parte dell'elettricità prodotta in Albania è generata da impianti idroelettrici, che, in quanto tale, sono strettamente dipendenti dai cambiamenti climatici. In seguito al lungo periodo di siccità, la maggior parte degli stabilimenti sono rimasti inattivi, provocando degli interminabili blackout, resi ancora più critici da una rete di distribuzione energetica ormai obsoleta. Grazie anche ad un accordo di cooperazione con il Governo Italiano, il paese albanese aveva avviato nei mesi scorsi il progetto per la costruzione di una centrale termoelettrica, nei pressi della foce del fiume Seman, a Fier, a circa 40 chilometri in linea d'aria da Otranto, i cui fumi, in determinate condizioni di ventilazione, raggiungerebbero anche l'altra sponda dell'Adriatico.

Un mega investimento che, però, potrebbe rischiare il fallimento. "Abbiamo deciso di congelare il progetto per la costruzione dell' impianto di rigassificazione in Albania, per una revisione generale delle strategie d'investimento". È quanto dichiarato in questi giorni ai media svizzeri dal direttore dell'azienda "Aet", acronimo per Azienda Elettrica Ticinese, che gestisce i lavori del mega-progetto. La centrale termoelettrica, con circa 1200 MW di elettricità, avrebbe reso nel 2009 l`Albania il centro energetico dei Balcani. Stando alle proiezioni, l'inizio dei lavori era previsto entro un anno e mezzo dalla sua presentazione, tuttavia la progettazione è stata bloccata perchè non sarebbero stati reperiti i fondi necessari.

Da ulteriori indiscrezioni, fonte i media svizzeri, pare che la "Aet" non sia riuscita a trovare un partner per finanziare il grande progetto energetico in Albania, avendo già speso nel progetto circa 9 milioni di franchi svizzeri per le spese degli studi di fattibilità. Inoltre, al momento, il progetto del TEC di Fier non gode dell`appoggio politico del parlamento svizzero, che ha definito assurdo un progetto dal costo di 2, 8 miliardi di euro in un paese come l`Albania, che non garantisce alcuna sicurezza. Stando ai media svizzeri, la AET è inciampata in un progetto troppo grande. In sostanza il paradosso si può riassumere in questi termini: dopo aver ottenuto il permesso dagli albanesi, la società ha sperato di trovare un partner interessato ad simile lavoro senza avere i soldi.

Tali difficoltà sulla realizzazione del progetto, acuite dalla mobilitazione dei cittadini albanesi che hanno già organizzato diverse manifestazioni per dimostrare la loro contrarietà all'ipotesi di trasformare l'Albania in una terra da colonizzare, al momento dovrebbero far riflettere anche le forze attive del Salento dove le prime voci del progetto avevano fortemente allarmato una terra già soffocata da fumi altamente tossici provenienti da altre centrali che ignorano i confini provinciali. Il rischio concreto per il Salento è di rimanere strozzato non solo da mega-centrali regionali, ma anche da maxi-progetti previsti in paesi divisi dalla penisola salentina da una sottile ed esigua striscia di mare che non può garantire un adeguato filtro da ulteriori fonti d'inquinamento atmosferico.



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