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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Ugento

Delitto Basile, assoluzione piena per Vittorio Colitti

Secondi i giudici del Tribunale dei minori di Lecce non è stato lui ad uccidere insieme al nonno il consigliere provinciale di Italia dei valori Peppino Basile nella notte fra il 14 e 15 giugno 2008

LECCE - Non è stato Luigi Vittorio Colitti ad uccidere Peppino Basile. Si è concluso con un verdetto di assoluzione piena, il processo davanti al Tribunale dei minorenni, che vedeva come imputato il 19enne di Ugento, ritenuto insieme al nonno responsabile dell'omicidio del consigliere provinciale e comunale dell'Italia dei valori, avvenuta nella notte fra il 14 e 15 giugno 2008, con oltre venti coltellate. I giudici, Aristodemo Ingusci e Lucia Rabboni, sono stati chiusi in camera di consiglio con gli altri due magistrati onorari per ben oltre dieci ore prima di pronunciare il verdetto. Le prove prodotte dalla Procura minorile, e cioè dal pubblico ministero Simona Filoni, che aveva invocato una condanna a 15 anni di carcere, non sono bastate.

In aula, lacrime e commozione dopo la pronuncia del dispositivo. "Assolto per non aver commesso il fatto". Per capire appieno i motivi che hanno indotto il Tribunale ad assolvere il ragazzo bisognerà ora attendere il deposito delle motivazioni. E' plausibile però ritenere che sia stata premiata la linea difensiva degli avvocati Francesca Conte e Roberto Bray. I legali hanno sempre insistito sul fatto che le indagini siano state condotte in modo lacunoso. In primo luogo, perché non sarebbero state sufficientemente approfondite le piste alternative. Prima fra tutte quella politica, poiché Basile per via del suo impegno nel sociale si era fatto non pochi nemici. E poi quella della pista passionale, in riferimento alle sua molteplici frequentazioni femminili.

Di certo, per i giudici l'oggi 19enne Vittorio Colitti, all'epoca dei fatti non ancora maggiorenne, non sarebbe coinvolto. E lui s'è sempre professato innocenti, così come il nonn. E' vero, le contraddizioni nelle dichiarazioni rese agli inquirenti ci sono, non lo si può negare. Ma sono state dettate soltanto dallo stress per quei continui ascolti, ed anche da una buona dose di ingenuità. Proprio l'imputato ha mentito più volte sull'orario di rientro a casa; ma a suo dire solo per evitare di essere rimproverato dai genitori. E non sono bastate neanche le dichiarazioni della bambina di cinque anni e mezzo, che ha raccontato di aver visto i Colitti, nonno e nipote, mentre "davano le botte a Peppino". La difesa ha sempre sostenuto la sua inattendibilità. Sarà interessante vedere quali saranno le mosse della Procura ordinaria, che proprio mercoledì scorso ha spedito di nuovo dietro le sbarre Vittorio Colitti senior, il nonno del ragazzo.

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