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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Seclì

Eleonora e Daniele, “uccisi dall’odio, saranno simbolo della non violenza”

Dopo un anno dal brutale omicidio, questo pomeriggio, alle 17.30, si terrà una manifestazione in ricordo della coppia, in viale San Paolo, a Seclì, organizzata dall’amministrazione comunale e dalla professoressa Rossana Carpentieri, madre della ragazza assassinata

SECLI' - E’ trascorso un anno da quando due giovani vite sono state brutalmente spezzate. Era la sera del 21 settembre, quando all’ora di cena, ottanta coltellate furono inflitte sui corpi di Eleonora Manta, 30enne di Seclì, funzionaria all’Inps di Brindisi, e dell’arbitro leccese Daniele De Santis, di 33 anni. A impugnare l’arma fu l’ex coinquilino Antonio De Marco, il 21enne di Casarano che poi confessò il duplice delitto del quale risponde nel processo in corso davanti alla Corte d’Assise.

Questo pomeriggio, alle 17.30, si terrà una manifestazione in ricordo delle vittime dal titolo “Giornata commemorativa in memoria di Eleonora e Daniele”  in viale San Paolo, a Seclì, organizzata dall’amministrazione comunale e dalla professoressa Rossana Carpentieri, madre della ragazza. “Due giovani vite innocenti, distintesi per l’esistenza specchiata e recise dall’odio e dalla violenza irrefrenabile di chi non conosce l’amore, sono divenute simbolo della non violenza” hanno fatto sapere i promotori dell’evento, durante il quale saranno piantati due arbusti e si terranno letture.

In aula, invece, si ritornerà il 5 ottobre, nel processo in cui De Marco risponde di duplice omicidio, aggravato da premeditazione, crudeltà e futili motivi.

La coppia stava festeggiando il primo giorno della convivenza nell’appartamento di via Montello, a Lecce, quando si ritrovò davanti lo studente di Scienze Infermieristiche, col volto coperto e armato di un grosso coltello da caccia che scatenò contro di loro tutta la sua rabbia soprattutto provocata dal fatto di non riuscire ad avere una relazione sentimentale, come raccontò lo stesso nei suoi diari.

A “incastrarlo” furono una serie di sbagli come quello di non aver valutato con precisione il campo di azione di alcune telecamere di videosorveglianza che, a sua insaputa, l’avrebbero immortalato sul marciapiede opposto e i foglietti (cinque in tutto) persi durante la fuga e ritrovati per strada dai carabinieri, dove era riportato il piano criminale.

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