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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Denunciò abusi sulle figlie. "Ritardi nelle indagini"

L'inchiesta coinvolge il nonno materno di due bimbe. L'avvocato Conte denuncia ritardi nella trasmissione degli atti dal Tribunale dei minori. E il genitore a stento riesce a vedere le sue figlie

LECCE - E' una triste storia di presunti abusi e molestie sessuali, infanzia negata e affetti violati quella che arriva da un comune del basso Salento. Vittime due ragazzine che oggi hanno rispettivamente 11 e 13 anni, che hanno trovato il coraggio di denunciare al padre, nel gennaio del 2009, le attenzioni morbose, sconfinate nelle molestie a sfondo sessuale, da parte del nonno materno. Era stato proprio il papà delle bimbe a depositare un esposto-denuncia presso il Tribunale per i minorenni di Lecce, chiedendo che "prendesse ogni iniziativa necessaria alla tutela delle proprie figliole".

Da allora, denuncia l'avvocato Sabrina Conte, uno dei due legali dell'uomo (a rappresentarlo, infatti, c'è anche l'avvocato Alberto Chiriacò), la vita del padre e delle sue figliolette si è trasformata in un vero inferno, che ha coinvolto anche una terza bimba di soli due anni, cresciuta in pratica senza mai vedere il papà. Il Tribunale per i minorenni, spiga l'avvocato Conte, non solo non avrebbe mai trasmesso, come suo dovere, la notitia criminis alla Procura ordinaria, ma ha anche disposto nell'aprile del 2009 (dopo aver approfondito il contenuto dell'esposto ai fini solo civilistici dell'affidamento delle minori, ascoltando le bimbe in numerose occasioni) il trasferimento delle bambine dalla loro casa presso un istituto di assistenza della provincia di Lecce, disciplinando gli incontri delle stesse con i genitori, in particolare proprio con il padre, in modo destramente rigoroso. All'uomo sarebbe stato inizialmente negato ogni incontro, sino a concedergli, dopo quasi tre mesi, una sola ora ogni quindici giorni.

Solo una nuova denuncia, depositata a marzo 2010, questa volta presso la Procura ordinaria, ha portato all'apertura di un fascicolo, nei confronti del nonno materno, per violenza sessuale, affidato al sostituto procuratore Stefania Mininni, che avrebbe invano chiesto la trasmissione degli atti ai minorenni. Il 26 gennaio scorso le dichiarazioni delle presunte vittime sono state raccolte in sede di incidente probatorio, svoltosi presso il tribunale dei minori di Lecce (dinanzi al giudice per le indagini preliminari Nicola Lariccia), nel corso del quale hanno confermato con i loro racconti tutti i raccapriccianti episodi (tre) in cui sarebbero state, loro malgrado, oggetto delle morbose attenzioni. Nel fascicolo è stato iscritto, con l'accusa di minacce nei confronti delle figlie per invitarle al silenzio, anche il nome della madre. Circostanza, comunque smentita dalle bimbe, che sarebbe avvenuta quando erano già erano in affido.

Da allora, denuncia l'avvocato Sabrina Conte, non ci sono stati sviluppi sotto il profilo processuale. Due delle bambine sono state affidate alla madre, mentre la più grande rifiuta di lasciare l'istituto dove ancora è ospitata, auspicando di vivere con il padre, "da quale, soltanto, si sente protetta". "In una circostanza", dichiara la penalista salentina, "gli assistenti sociali hanno provato a dare esecuzione al provvedimento di affido alla madre portando via la bimba con la forza, che ha richiesto l'intervento dei carabinieri".

Paradossalmente poi, ad agosto, il nonno è stato autorizzato a incontrare la più piccola delle bimbe, malgrado nei suoi confronti siano ancora in piedi le accuse per abusi sessuali. Il tutto mentre la richiesta di affido della figlia più grande da parte del padre al Tribunale ordinario, inoltrata oltre due mesi fa, non ha mai ricevuto risposta. E la vicenda, per quanto torbida e piena di lati oscuri, è forse ancora lontana dal segnare una verità oggettiva e restituire serenità e la dolcezza dell'infanzia a tre vittime innocenti.

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