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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Lizzanello

Deve scontare nove anni. Nel 2009 truffa milionaria ad imprenditori

Giovanni Laera, 53enne, nativo di Monopoli, ma residente nell'hinterland di Lecce, è stato condotto nella casa circondariale del capoluogo salentino dai carabinieri. Balzò alle cronache per un raggiro ad imprese del Trentino

 

LIZZANELLO – L’hanno arrestato i carabinieri della stazione di Lizzanello, dando seguito ad un ordine di carcerazione, in base alla quale deve scontare una pena residua piuttosto corposa: nove anni e quattro mesi. Giovanni Laera, 53enne, nativo di Monopoli, ma residente nell’hinterland di Lecce, è stato condotto nella casa circondariale del capoluogo salentino.

Il suo nome balzò nelle cronache locali, e non solo, nell’estate del 2009, quando, insieme con altre quattro persone, tutte pugliesi, venne accusato di aver messo in piedi un raggiro da milioni di euro ai danni di imprenditori trentini. I cinque furono indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Oltre a Laera, del gruppo facevano parte un neretino, un copertinese, un putignanese e un leccese.

L’inchiesta fu condotta dalla guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Trento. Le ordinanza furono eseguite con la collaborazione della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bolzano e l’apporto della squadra mobile della questura di Lecce. L’indagine nacque da alcune denunce presentate da imprenditori delle province di Trento e Bolzano.

Il sodalizio avrebbe aperto numerosi conti correnti bancari presso istituti di credito, affittando due uffici a Merano, un magazzino ad Andriano ed un ulteriore ufficio-magazzino a Caldaro, tutte località in provincia di Bolzano. Quest’ultimo locale sarebbe stato utilizzato anche come dimora, almeno saltuariamente. L’attività investigativa si svolse anche in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Bolzano, che nel frattempo avviò autonome indagini sulla scorta di numerose querele presentate da imprenditori altoatesini.

Tutta la corposa inchiesta scaturì quindi in un unico fascicolo, e si sviluppò tramite analisi testimoniali, esame di documentazione bancaria, ricerca delle tracce lasciate dai cinque (trattative, locazioni, pernottamenti). Fino alla contestazione di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Che sarebbe stata perpetrata tramite l’acquisto, da diversi fornitori del Trentino Alto Adige, di materiale da impiegare nel settore delle costruzioni.

La merce, in buona sostanza, sarebbe stata pagata solo per le prime forniture (spesso con assegni senza copertura o con pagamenti dilazionati non onorati alla scadenza), e poi fatta letteralmente sparire dalla circolazione. 

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