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Cronaca Gallipoli

Diciotto spari in pieno centro contro la ex fidanzata: a processo un 20enne

Disposto il giudizio immediato nei riguardi di Ibrahim Rudi, accusato dell’episodio avvenuto a Gallipoli lo scorso 10 agosto e per il quale sono indagati (in concorso) due suoi amici. Al vaglio della giudice la richiesta di rito abbreviato

GALLIPOLI - Dalla pistola mitragliatrice calibro 7,65 impugnata da Ibrahim Rudi, 20enne di Galatina, partirono diciotto colpi, molti dei quali esplosi ad altezza uomo, e lui, in seguito all’arresto, spiegò di averlo fatto solo per intimidire la ex fidanzata, senza avere alcuna intenzione di uccidere.

Il giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo però non ha mai creduto alla sua versione e dopo aver convalidato il fermo in carcere, lo scorso 13 agosto, lo ha mandato a processo con giudizio immediato (quindi senza il passaggio dell’udienza preliminare). La prima udienza è stata fissata per il 2 febbraio davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Lecce, ma ricevuto il decreto, il giovane ha già chiesto, attraverso gli avvocati difensori Simone Viva e Giuseppe Bonsegna, di essere giudicato col rito abbreviato. Ora, l’istanza è al vaglio della giudice Simona Panzera.

Stando alle indagini condotte dai carabinieri del Nor di Gallipoli e coordinate dalla sostituta procuratrice Maria Consolata Moschettini, il 10 agosto, Rudi, per gelosia, avrebbe utilizzato l’arma contro la ragazza, una 26enne di Cutrofiano, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale, finita qualche giorno prima, la sorella e la cugina di quest’ultima e due loro amici.

Oltre alle testimonianze delle vittime riuscite a sfuggire ai colpi, a “inchiodare” il 20enne sarebbero stati i filmati registrati dagli impianti di videosorveglianza vicini al luogo del delitto (il centro abitato di Gallipoli, all’angolo tra via Kennedy e via Otranto, in corrispondenza della galleria Kennedy) in cui si noterebbe il responsabile aprire il fuoco e scappare.

Ma la fuga non durò a lungo, perché Rudi fu rintracciato dai militari in un’abitazione in agro di Novoli, con due amici, un 20enne di Sogliano Cavour e un 32enne novolese, dopo aver cercato di bruciare gli abiti indossati per alterare le prove.

Il 20enne fu così accompagnato in carcere, dove è tuttora recluso, con le accuse di tentato omicidio plurimo aggravato e detenzione e porto illegale di armi da guerra. Quanto ai presunti complici (uno lo avrebbe accompagnato fisicamente a piedi fino al punto in cui si trovava la comitiva, per poi fuggire insieme all’altro che li attendeva alla guida di una Hyundai Matiz) si procede separatamente.

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