rotate-mobile
Cronaca Gallipoli

Dietro l'omicidio del boss solo la regia del fratello?

Oltre alle dichiarazioni al gip Andrea Lisi, durante l'interrogatorio di garanzia in carcere, rilasciate da Rosario Padovano, anche quelle di Della Ducata e del cugino Pianoforte: "Ero all'oscuro"

LECCE - Dietro l'omicidio del boss Salvatore Padovano ci sarebbe stata solo la regia del fratello Rosario. E' stato lui stesso a dichiararlo al gip Andrea Lisi durante l'interrogatorio di garanzia che si è svolto ieri presso il carcere di Borgo San Nicola, dove l'uomo è stato portato in seguito al suo arresto ad opera dei carabinieri dei ROS e della squadra mobile. E lo hanno confermato anche coloro che sono stati arrestati insieme a lui con l'accusa di essere stati suoi complici, il cugino Giorgio Pianoforte, 46 anni, e Fabio Della Ducata, 43 anni.

Pianoforte, interrogato ieri, ha confermato di essere totalmente ignaro del disegno criminoso ordito da Rosario: nell'ordinanza gli si contesta di aver chiamato fuori dalla sua pescheria Nino Bomba col pretesto che una persona, in realtà il killer, avrebbe fatto un incidente contro la sua macchina. E l'ex boss sarebbe uscito in strada senza particolari accorgimenti proprio perchè a chiamarlo era stato suo cugino, di lui si fidava. Pianoforte ha detto di non sapere che quello era il killer e di aver creduto davvero che avesse fatto un incidente contro la macchina di Padovano.

Sulla stessa linea le dichiarazioni di Fabio Della Ducata, ascoltato oggi dal gip che lo accusa di aver offerto un supporto logistico a Carmelo Mendolia, reo confesso esecutore materiale dell'omicidio. L'uomo ha dichiarato di aver effettivamente offerto ospitalità a Mendolia per fare un favore a Rosario, perchè era stato lui a chiederglielo. In virtù della vecchia amicizia che lo legava alla famiglia Padovano, Della Ducata gli aveva messo a disposizione il suo appartamento, accontentandosi di dormire in un furgoncino poiché in quel periodo faceva l'ambulante. Avrebbe invece preso le distanze dalle armi: il casolare ,dove scooter e pistola che sarebbero state utilizzate dal killer, veniva utilizzato da Della Ducata per parcheggiare il suo furgone, ma il cancello era sempre aperto percui chiunque poteva avervi accesso.

Inoltre, lui sostiene che poco distante da lì vi fosse un'area che Padovano utilizzava come deposito di bibite. Ha ammesso poi di essere andato a Bari a consegnare del denaro a Mendolia per conto di Rosario, ma ha anche detto di essere totalmente ignaro della somma e soprattutto del motivo. Stando a quanto emerso dagli atti, la busta recapitata a Mendolia conteneva 6.700 euro, ovvero il prezzo della morte di Nino bomba. Ha concluso dicendo poi di non essere a conoscenza dei dissapori familiari fra i fratelli Padovano, che a detta di Rosario costituirebbero il movente dell'omicidio. Rosario Padovano e Giorgio Pianoforte sono difesi dall'avvocato Viola Messa, Fabio Della Ducata dall'avvocato Vincenzo Venneri.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dietro l'omicidio del boss solo la regia del fratello?

LeccePrima è in caricamento