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Cronaca

La difesa di Andrea Guido al Riesame: “Nessun grave indizio di colpevolezza”

Mercoledì, il politico leccese ai domiciliari dal 20 aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli, proverà a riprendersi la libertà. L’accusa è di corruzione aggravata dall’aver agevolato un sodalizio mafioso

LECCE - Proverà a riprendersi la libertà davanti al Tribunale del Riesame il consigliere comunale Andrea Guido, 44enne leccese, ai domiciliari dallo scorso 20 aprile con l’accusa di corruzione aggravata dall’aver agevolato un sodalizio mafioso, in particolare quello camorristico dei Moccia.

“Non ci sono gravi indizi di colpevolezza. In nessuna intercettazione finita nel fascicolo d’inchiesta della Procura di Napoli c’è un coinvolgimento in prima persona del politico, all’epoca in cui era assessore all’Ambiente. A fare il suo nome sono sempre e solo altri indagati nello stesso procedimento”: sarà questo uno dei punti salienti della tesi che gli avvocati difensori Ivan Feola e Andrea Sambati sosterranno mercoledì davanti ai giudici.

Non solo. I legali faranno presente anche che nulla avrebbe potuto fare, né dunque fece Guido, per agevolare la società di Afragola, il cui titolare, Francesco di Sarno, 50enne di Napoli, è considerato braccio economico del clan Moccia, per ottenere il servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto a Lecce e negli altri comuni che rientravano nel consorzio ARO 1: quel servizio se l’era già aggiudicato la Monteco e il contratto sarebbe scaduto niente meno nel 2024.

Già nell’interrogatorio di garanzia, l’indagato dinanzi alla giudice del tribunale di Napoli Maria Luisa Miranda che autorizzò il suo arresto, spiegò di aver incontrato solo una volta titolare e rappresentanti della ditta ma di non aver mai promesso incarichi né di aver mai ricevuto denaro.

Per gli inquirenti, invece, Guido intascò 4mila euro (sebbene la somma inizialmente concordata sarebbe stata di 5mila), in due tranche, tra l’aprile e l’agosto del 2017, quindi negli ultimi mesi del mandato (terminato a fine luglio) di assessore nella giunta dell’ex sindaco Paolo Perrone, da parte di Di Sarno.

A fare da intermediari tra il capo e Guido sarebbero stati Mario Salierno, 44enne di Napoli, e Giuseppe D’Elia, 55enne di Novoli. Anche quest’ultimo che, secondo l’inchiesta, per i suoi servigi, avrebbe ricevuto un orologio Rolex, degli occhiali e 500 euro, negò ogni accusa, durante l’interrogatorio, assistito dagli avvocati Gabriele Valentini e Giuseppe Quarta.

Se il Riesame dovesse restituire la libertà al politico, questo potrà riprendere la carica di consigliere dalla quale è stato sospeso (in ragione dell’ordinanza di custodia cautelare) e che è attualmente ricoperta da Angelo Tondo.

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