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Cronaca

Dimezzata la retribuzione dei collaboratori linguistici. Cisl diffida l’ateneo salentino

Ancora bufera sul trattamento economico di Cel e lettori. Per il sindacato, l'università starebbe violando le regole del contratto collettivo, della Costituzione italiana e del Trattato Ce. La vertenza potrebbe finire in tribunale

LECCE – La condizione lavorativa e retributiva dei collaboratori ed esperti linguisti dell’Università del Salento, mette sul piede di guerra i sindacati interni. In base alle indicazioni fornite dai vertici dell’ ateneo, infatti, il consiglio di amministrazione  ha disposto la sospensione di una parte della retribuzione. Il taglio – avvisa la federazione Cisl università -  sarà pari a circa il 50 per cento del salario complessivo, ma la decisione ha già scatenato una forte reazione polemica.

Ed il sindacato parla già di una scelta basata su “motivazioni tanto superficiali quanto illegittime”, sollevando il sospetto che tali determinazioni siano in contrasto con le disposizioni del contratto collettivo del lavoro, del codice civile, della Costituzione italiana e dal trattato della comunità europea.

Per questo motivo Cisl ha trasmesso al rettore, Domenico Laforgia, al direttore generale Claudia De Giorgi ed ai componenti del Cda, un atto di diffida con cui chiede che ai lettori e collaboratori linguistici (Cel) venga “immediatamente riconosciuto il trattamento economico minimo previsto dalla legge e dalle sentenze della Corte di giustizia europea”.

La premessa della diffida riassume i termini della vertenza: ad oggi sia gli ex lettori sia i collaboratori ed esperti linguistici, continuano a svolgere le medesime attività per le quali, la legge numero 63 del 2004, ha riconosciuto una retribuzione minima, per un impegno orario di 500 ore, pari a quella di un ricercatore confermato a tempo definito.

Secondo la federazione, ogni variazione in difetto della retribuzione minima, sarebbe  una palese violazione del principio di “congruità” sancito dall'articolo 36 della Costituzione, oltreché dell'articolo 48 del Trattato della comunità europea. “Il requisito di proporzionalità della retribuzione, sancito dalla Costituzione, non può venir meno a seguito dell'entrata in vigore della legge 240 del 2010 che, peraltro, non interviene per porre limiti alla retribuzione di queste categorie di lavoratori” scrive la Cisl che conclude la lettera diffidando l’amministrazione dal “continuare ad erogare al personale il trattamento economico spettante”.

Il sindacato chiede  anche che, in sede di redazione del nuovo contratto integrativo (ancora in discussione), l’ateneo recepisca “il riconoscimento della retribuzione minima così come definita dalla legge numero 63 del 2004”. Pari, cioè, a quella di un ricercatore confermato a tempo definito. Secondo Cisl, il persistere di tale atteggiamento assunto dai vertici dell’amministrazione potrebbe esporre l'università del Salento ad un “ampio contenzioso”, con eventuali richieste di risarcimento per i presunti danni causati alle famiglie dei lavoratori coinvolti.

Lo stesso sindacato non si tira indietro rispetto ad una possibile azione legale. Ed anzi “ si riserva la possibilità di impugnare, dinanzi al competente tribunale, ogni eventuale provvedimento in contrasto con i diritti quesiti dai lettori e Cel in servizio presso l'università del Salento”.

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