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Cronaca

Domanda per la pensione, inghippo nel sistema dell’Inps: scatta il ricorso

Al vaglio del giudice del lavoro, la storia di una 65enne che da un anno aspetta di essere chiamata per la visita di accertamento: “La mia pratica bloccata per un problema relativo al mancato aggancio del mio Iban con quello presente nella banca dati dell’Istituto”

LECCE - E’ certa di avere diritto alla pensione di invalidità civile, ma dopo un anno dalla compilazione della domanda all’Inps, non è ancora stata chiamata per la visita medica di accertamento propedeutica al riconoscimento del sostegno economico. Questo perché la sua pratica risultava bloccata per un problema relativo al mancato aggancio dell’Iban indicato in domanda con quello presente nella banca dati dell’Istituto. A fare questa scoperta fu l’operatrice di Patronato che inoltrò quella pratica. Così, dopo diversi solleciti, tutti risultati vani, intervenne lo stesso presidente del Patronato: chiese e ottenne un incontro con i vertici dell’Inps di Lecce, in particolare con il presidente del comitato provinciale, con il direttore della sede e con la responsabile del settore Invalidi Civili. Anche il confronto, però, sarebbe servito a ben poco.

Si racconta questo nel ricorso depositato ieri al giudice del lavoro, dall’avvocato Leo Catalano che assiste la signora, secondo cui sarebbero numerosi i casi, analoghi a questo, alcuni persino più gravi poiché interesserebbero malati terminali.

“In quella sede, i dirigenti dell’Istituto davano atto dell’errore del sistema, imputabile alla procedura telematica, e rassicuravano che avrebbero risolto il problema a breve. Davano indicazioni su come mettersi in contatto con un funzionario dell’Istituto, e convenivano sull’assurdità della vicenda perché la mancata convocazione a visita nega a monte un diritto fondamentale del cittadino, vertendosi in ambito sanitario”, riferisce il legale che partecipò a quell'incontro.

Insomma, nonostante le rassicurazioni verbali da parte dei dirigenti, non sarebbe stata adottata ancora alcuna soluzione: la donna presentò ricorso al comitato provinciale dell’Istituto, senza nulla ottenere e così, esaurito l’iter amministrativo, si è rivolta alla giustizia civile, affinché sia questa a fissare una visita col medico legale, nella speranza di poter ottenere il riconoscimento dei suoi diritti, con corresponsione anche delle rate pregresse.

“Molti dati non sono necessari, se non all’esito della visita, come quelli reddituali, quelli relativi allo stato civile del richiedente e i dati per il pagamento, come ad esempio le coordinate bancarie o postali, o l’Iban; invero, ben può l’Inps, dopo aver espletato la visita, con la procedura denominata “richiesta documenti” presente nel canale telematico dell’Istituto, comunicare con il cittadino o con il Patronato e farsi comunicare i dati eventualmente mancanti. Anche perché, in caso di esito negativo della domanda, non sarà necessario alcun dato per la liquidazione” osserva l’avvocato Catalano. Che sottolinea come il mancato invito a visita costituisca un grave danno per il cittadino, costretto a tempi di attesa lunghissimi o addirittura a vedersi respinta o bloccata la domanda per motivi imputabili esclusivamente all’Inps (e quindi costretto a ripresentare domanda con perdita anche dei pregressi ratei arretrati), con lesione altresì dei più elementari diritti civili garantiti in Costituzione, quali il diritto alla salute, il diritto a un trattamento equo, e il diritto ad essere sottoposto a visita per ottenere (o non ottenere) un beneficio di tipo assistenziale.

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