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Cronaca Gallipoli

Dopo il coro “quella donna là fa la pornostar”, la presidentessa denuncia

Paola Vella del “Gallipoli Football 1909” si è rivolta alla magistratura per chiedere che vengano identificati e condannati i responsabili delle offese sessiste di cui è stata vittima lo scorso 20 febbraio

GALLIPOLI - Sono passati tre mesi, ma la ferita provocata da quegli insulti resta aperta e forse l’unico modo per guarire è che i responsabili ne rendano conto alla Giustizia.

E’ stato questo sentimento a spingere la presidentessa del “Gallipoli Football 1909”, Paola Vella, a presentare una denuncia contro chi intonò cori contro di lei, durante il match tra “la Asd Città di Gallipoli” e lo “Spartan Legend Ginosa” del campionato Promozione Puglia girone D del 20 febbraio scorso.

“Non è possibile che ancora oggi una donna venga sommersa di insulti sessisti ed epiteti ingiuriosi per il solo fatto di essere una donna in un ambiente prettamente maschile. Né ritengo sia possibile far finta di nulla e andare oltre un fatto che mi ha segnato profondamente e che ha minato anche la tranquillità e la serenità della mia famiglia e dei miei affetti per fatti talmente incresciosi che non dovrebbero mai verificarsi né in un campo di calcio né in nessun altro luogo. E non è più pensabile neanche tentare di sminuire o ridimensionare le offese sessiste, gratuite e vergognose poste in essere declassificandole a mera espressione di ignoranza”, dichiara nell’atto depositato nei giorni scorsi in Procura attraverso l’avvocato Arcangelo Corvaglia.

Nello stadio “Antonio Bianco”, (qui la cronaca di quel giorno) furono lanciate una serie di offese del tipo “quella donna là fa la pornostar” e apparve anche uno striscione con su scritto “Vella, lavati la bocca” nel settore dei tifosi gallipolini.

“Nonostante i numerosi attestati di vicinanza, solidarietà e di stima da parte di amici, conoscenti, colleghi e comuni cittadini, la vicenda mi ha lasciato sinceramente sconvolta poiché ancora oggi, a distanza di tempo, non riesco a trovare una singola ragione (che non potrebbe comunque mai costituire una giustificazione) che abbia potuto scatenare un attacco di odio tanto violento nei miei confronti. Mediante questi atti barbari è stata offesa nel profondo della dignità di donna, madre, moglie, professionista e sportiva”, ha precisato.

Al momento del fatto, la querelante non era tra gli spalti e avrebbe appreso la notizia solo il giorno dopo da amici e conoscenti. A ferirla, oltre agli insulti, è stato anche il silenzio dei componenti della dirigenza della “Asd città di Gallipoli” e l’assenza di alcun riferimento sulle offese ricevute nel referto arbitrale.

Ora, non resta che attendere gli sviluppi delle indagini che, con ogni buona probabilità, si svolgeranno anche attraverso l’acquisizione e la visione dei filmati della partita.

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