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Cronaca Nardò

“Doppio Gioco” con scommesse e videopoker. L’avvocato in silenzio davanti al gip

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia i fratelli Rizzo, ai domiciliari da cinque giorni con l’accusa di aver fatto affari illeciti nel mercato del gaming

NARDO' - Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia l’avvocato Giovanni Francesco Rizzo, 58 anni, di Nardò, il fratello Pantaleo Salvatore, di 53, e la sorella Maria Teresa, di 55, arrestati cinque giorni fa con l’accusa di aver fatto affari illeciti nel mercato del gaming non solo nel Leccese, ma anche nelle città di Brindisi e Taranto.

La scelta è legata al fatto che la difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio La Scala, solo oggi ha acquisito tutti gli atti contenuti nel fascicolo della corposa inchiesta denominata “Doppio Gioco” che ha individuato nel penalista neretino il vertice del sodalizio.

Non è escluso che una volta visionata l’intera documentazione, i tre fratelli presentino istanza di revoca della misura domiciliare, alla quale sono sottoposti, al tribunale del Riesame.

A firmare il loro arresto è stato il giudice Giovanni Gallo sulla sorta delle indagini condotte dai finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di polizia economica finanziaria e in cui hanno giocato un ruolo chiave le intercettazioni tra gli indagati e i clienti.

Secondo l’accusa, attraverso imprese formalmente intestate a terzi e società di loro proprietà, i Rizzo avrebbero organizzato e gestito il gioco d’azzardo riuscendo a evadere le imposte, omettendo i dati relativi all’ammontare delle giocate realizzate dal singolo dispositivo elettronico. Questo sarebbe stato possibile tramite l’impiego di apparecchi denominati Totem che avrebbero riprodotto il gioco dei videopoker attraverso la combinazione di tasti o l’utilizzo di una calamita, e con “slot machine” non collegate alla rete telematica, grazie alla manomissione di componenti hardware e software.

Nell’ambito dello stesso procedimento in cui sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, frode informatica, esercizio del gioco d’azzardo, e abusivo delle scommesse, e trasferimento fraudolento di valori per sottrarli ad eventuali misure di sequestro, risultano indagate a piede libero altre sette persone: una dipendente dei Rizzo, Valentina Polo, 35 anni, di Nardò; Orlando Romano, 57, di Squinzano, gestore dell’associazione “La Fenice” e ritenuto prestanome dei Rizzo; Giovanni Saquella, 54, di Squinzano, gestore del circolo ricreativo “Replay Games”; Andrea Caputo, 40, di Sannicola, gestore dell’esercizio commerciale “Tazza d’Oro”; Luca Margherito, 43, di Squinzano, presidente del circolo “Club Replay”; i galatonesi Cosimo Negro, 67 anni e Roberta Zuccalà, 44, proprietari e gestori della “Caffetteria Mimy”.

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