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Cronaca

Droga, operazione Valle della Cupa: inflitti quasi due secoli di carcere

Quindici anni di carcere per Antonio Sileno, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’organizzazione. Altre pesanti condanne. Fra loro anche nomi legati alla Scu. Solo in due sono stati assolti. L'operazione condotta dai carabinieri ebbe epicentro nella zona di Monteroni di Lecce

LECCE – Ammontano complessivamente a quasi due secoli di carcere le condanne inflitte agli imputati che hanno scelto di il giudizio con il rito abbreviato nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Valle della Cupa”, che è stato celebrato nell’aula bunker di Borgo San Nicola.

Quindici anni di carcere per Antonio Sileno, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’organizzazione. Pena poco più lieve, 14 anni, per Marco Saponaro e Carmela Sileno, 57enne; 10 per Gianluca Saponaro; 10 anni e quattro mesi anni per Mario Camassa, 66enne; 7 anni per Maurizio Mazzei, 55 anni; 9 anni e due mesi per Roberto My, di 36; 8 anni e sei mesi per Antonio Protopapa, 37enne; 6 anni e otto mesi per Angela Colacicco, 39enne; 8 anni e otto mesi per Francesco De Luca, 40enne; 7 anni e quattro mesi per il 32enne Paolo Colacicco; 9 anni e otto mesi (in continuazione) per Angela Protopapa, di 41 anni; 7 anni per Luana Monia Quarta, 42; 7 anni per Rosanna Tornese, 39enne di Monteroni, nipote di Mario e Angelo (nomi storici della Scu); 7 anni e otto mesi per Roberta Ventura 7; 1 anno e otto mesi per Gianpaolo Nicolì; 1 anno e quattro mesi per Antonio Paladini; 3 anni e due mesi per Sandra Perrone; 2 anni per Nicola Luigi Russano; 6 anni e otto mesi (in continuazione con un’altra condanna) per Gabriele  Zocco, 31enne di Tricase; 1 anno e otto mesi per Valentina Marotta 1,8.

Assolta, invece, Carla Protopapa, per cui la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione. In sede dibattimentale ha prevalso la linea difensiva del legale dell’imputata, l’avvocato Massimo Bellini, che ha smontato la tesi accusatoria. Una linea difensiva condivisa dai giudici. Assolto anche Roberto Corpus, 48enne leccese, su richiesta dello stesso pubblico ministero.

Valle della Cupa, i principali imputati

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Quello sgominato dai carabinieri del comando provinciale di Lecce, al comando del colonnello Maurizio Ferla, era un presunto sodalizio criminale fortemente radicato sul territorio, organizzato gerarchicamente, con uno stretto intreccio di parentele e relazioni sentimentali (ben 16 degli arrestati, infatti, sono legati tra loro a vario titolo) e caratterizzato da una forte presenza femminile anche nei ruoli di vertice dell’organizzazione.

Alle dipendenze di quello che secondo gli inquirenti era il leader indiscusso dell’organizzazione, il 51enne Antonio Sileno (già condannato in passato per omicidio e nell’ambito delle operazioni Lupiae e Affinity), agivano, con compiti di direzione e coordinamento dell’associazione, la sorella Carmela e la compagna Angela Colacicco, incaricate di organizzare l’attività del gruppo. Un vero e proprio direttorio, come l’ha definito il colonnello Ferla, capace di gestire e coordinare il traffico di sostanze stupefacenti in gran parte della penisola salentina. A latere, con il compito di reperire e distribuire l’eroina, vi erano il terzo dei fratelli Sileno, Giancarlo; il fratello di Angela Colacicco, Paolo; Maurizio Mazzei; Carmela Sileno e il compagno Mario Camassa.

Fra i principali e più attivi pusher di cui l’associazione si serviva per la vendita al dettaglio dell’eroina, i fratelli Marco e Gianluca Saponaro con le rispettive ragazze, Luana Quarta e Roberta Ventura. Con loro anche Rosanna Tornese, nipote di Mario e Angelo, nomi storici della Scu ritenuti a capo dell’omonimo clan. Un intreccio di parentele e legami sentimentali dunque, in cui, secondo i principi ereditati dalla Sacra corona unita, le donne avevano un ruolo determinante, sia sotto il profilo organizzativo che quello della gestione degli affari, soprattutto quando gli uomini scontavano periodi di detenzione (emblematico, a tal proposito, il caso di Antonio Sileno, arrestato a dicembre 2009).

L’operazione, denominata “Valle della Cupa” dall’omonima località del comune di Monteroni, epicentro dello spaccio, portò all’esecuzione di 34 ordinanze di custodia cautelare (un altro arresto fu eseguito in flagranza di reato). Le indagini hanno avuto inizio nell’ottobre 2009, dopo un controllo antidroga eseguito dai carabinieri della compagnia di Tricase, guidata dal capitano Andrea Bettini. Grazie a servizi di osservazione, controllo e pedinamento, oltre che con l’ausilio d’intercettazioni telefoniche e ambientali in carcere, è stata ricostruita l’organigramma del gruppo. L’organizzazione, che non cedeva mai quantitativi di eroina inferiori ai cinque grammi (a un prezzo di circa 100 euro), aveva tre differenti canali di approvvigionamento dello stupefacente. Soprattutto quello brindisino, e poi quelli alternativi nel tarantino e nel napoletano, che erano utilizzati quando il primo, per temporanea indisponibilità di materia prima o per ragioni di “opportunità”. Peculiarità emersa durante le indagini è stata l’attitudine dei sodali ad ingoiare gli involucri contenenti la droga per sfuggire ai controlli dei carabinieri.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Massimo Bellini, Giancarlo Dei Lazzaretti, Elio Maggio, Luigi e Arcangelo Corvaglia, Luigi Rella, Andrea Starace, Massimo Valentini, Angelo Vetrugno, Gianni Gemma e Francesco Maggiore.

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