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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Duplice delitto di via Montello, la perizia bis conferma: “L’assassino era lucido. Ha agito per rabbia”

Depositata la relazione che ha tenuto conto di alcuni scritti di Antonio De Marco, l’assassino reo confesso, non considerati in quella precedente. Oggi in aula ascoltati i testi dell'accusa

LECCE - E’ stata la rabbia accumulata nel tempo, dovuta alla sua incapacità di avere relazioni, soprattutto con le ragazze, a spingere il 21enne di Casarano Antonio De Marco a uccidere con quasi ottanta coltellate Daniele De Santis, 33enne leccese, e la fidanzata Eleonora Manta, 30enne di Seclì, nel loro appartamento in via Montello a Lecce, la sera del 21 settembre scorso.

A stabilirlo ancora una volta, sono stati i consulenti incaricati dalla Corte d’Assise di Lecce di esaminare alcuni scritti dell’imputato, come il “quaderno giallo” e i fogli trovati in carcere, tralasciati nella perizia con la quale erano state accertate la capacità di intendere e di volere e di stare in giudizio.

Insomma, i nuovi accertamenti, che erano stati sollecitati dai difensori dell’assassino reo confesso, Andrea Starace e Giovanni Bellisario, non hanno modificato le conclusioni della prima relazione.

Gli esperti Andrea Balbi, psichiatra e psicoterapeuta, professore presso La Sapienza di Roma, e Massimo Marra, neurologo e criminologo clinico, in servizio presso l’ospedale Francesco Ferrari di Casarano, hanno escluso categoricamente autismo o psicosi, confermando pienamente la diagnosi del precedente elaborato: “disturbo narcisistico di personalità, sottotipo Covert”.

Secondo gli specialisti, i passaggi che hanno portato al delitto sarebbero stati i seguenti: stimolo stressante (le relazioni degli altri, soprattutto con le ragazze); ferita narcisistica (dolore); allentamento coesione del sé (pianto, sensazione di estraneità); riorganizzazione del sé e delle funzioni integrative dell’Io (quindi capacità di intendere e di volere), basato sulla rabbia; progressivo inglobamento della rabbia che si manifesta prima come desiderio e poi come organizzazione concreta di vendicarsi e distruggere come lucida scarica della rabbia stessa (all’inizio verso un obiettivo generico, poi Daniele, oggetto della sua invidia e perciò identificato come il bersaglio della sua azione distruttiva).

“Si nota rabbia per la situazione presente, mancanza assoluta di sensi di colpa. Rabbia specifica verso Daniele. Insofferenza per le domande dei magistrati. Frasi che destano preoccupazione per il futuro”, si legge nella perizia secondo la quale la frase “Io sarei disposto a bruciare il mondo se servisse a cancellare il mio dolore” indica che De Marco mette in relazione la diminuzione del suo dolore con l’infliggere dolore agli altri, in maniera pre-programmata.

Tra gli scritti considerati più “eloquenti”: “La verità è che io sono disposto a fare qualunque cosa per cancellare il mio dolore, qualunque! Uccidere due persone? Io sarei disposto a bruciare il mondo intero se servisse a mandar via il mio dolore, per quanto mi riguarda questo mondo può anche polverizzarsi, trasformarsi in cenere”. E ancora: “Io voglio stare bene e se non posso allora farò stare male anche gli altri, ho deciso che ucciderò Daniele, voglio prendermela con qualcuno, perché devo essere l’unico a soffrire? Se Dio, se il destino, se il caso non vuole che Daniele e altre persone muoiano allora deve farmi incontrare una ragazza che voglia stare con me, altrimenti non mi fermerò mai e ucciderò sempre più persone. Ho deciso di intraprendere una vendetta, una vendetta contro Dio, il mondo e la mia vita, la vita che odio così tanto”; “È facile per me uccidere, magari non lo è stato da un punto di vista logistico ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo ancora”.

Di tutto questo parleranno i consulenti davanti al collegio presieduto dal giudice Pietro Baffa (a latere, la collega Francesca Mariano e i giudici popolari), al pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, agli avvocati dell’imputato e a quelli delle parti civili Renata Minafra, Mario Fazzini, Francesco Spagnolo, Luca Piri, Fiorella D’Ettore.

Intanto oggi, sono stati ascoltati alcuni testi indicati dal pm, tra agenti della polizia giudiziaria impegnati nella prima fase delle indagini e i vicini di casa delle vittime che erano stati sentiti come persone informate sui fatti. Uno di questi ha riferito di aver sentito urla come quelle di un film dell'orrore. Il processo è stato aggiornato al 5 ottobre.

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