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Cronaca

Duplice omicidio di Campi, accusa chiede l'ergastolo per due presunti assassini

La parola ergastolo è risuonata per due volte, chiara e sinistra, nell'aula a piano terra del Tribunale del capoluogo salentino. La richiesta del carcere a vita è stata invocata per Mino Perrino, 39 anni, e Francesco Cippone, 37enne accusati del duplice omicidio di Luca Greco e Massimiliano Marino

LECCE – La parola ergastolo è risuonata per due volte, chiara e sinistra, nell’aula a piano terra del Tribunale del capoluogo salentino. La richiesta del carcere a vita (senza isolamento diurno, in virtù delle aggravanti e della scelta del rito alternativo) per Mino Perrino, 39 anni, e Francesco Cippone, 37enne (entrambi di Campi Salentina) accusati del duplice omicidio di Luca Greco e Massimiliano Marino, i due uomini di 38 e 34 anni scomparsi nel nulla il 12 marzo 2013 a Campi Salentina e poi ritrovati privi di vita in una cisterna, il successivo 10 maggio, è giunta al termine della requisitoria del pubblico ministero Giuseppe Capoccia dinanzi al gup Vincenzo Brancato. Perrino (reo confesso) e Cippone (così come il terzo uomo coinvolto, Franz Occhineri, 35enne di San Pietro Vernotico, che sarà giudicato con il rito ordinario) avrebbero avuto un ruolo determinante nell’omicidio dei due amici, attendendo insieme a Perrino le due vittime.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Capoccia, e condotte dai militari del nucleo investigativo dei carabinieri, guidato dal capitano Biagio Marro, hanno fatto luce su un duplice assassinio consumato con estrema ferocia e lucidità. Le due vittime furono assassinati a colpi di  pistola (una semiautomatica calibro 9 per 21) e con un coltello a serramanico (furono una quindicina i colpi inferti alle spalle e al fianco). Difficile stabilire con certezza le ragioni e le modalità di una vera e propria esecuzione.

A scatenare tutta la serie di crudeltà e tragiche conseguenze, potrebbero essere stati i pesanti apprezzamenti, a sfondo sessuale, rivolti da Marino alla compagna di Perrino. Greco, vittima delle circostanze, potrebbe essere soltanto un testimone scomodo, oltre che l’ex cognato di Perrino. Quest’ultimo, inoltre, era forse a conoscenza dei dissapori Marino e Perrino. Ipotesi che dovranno essere stabilite nel corso dei giudizi. Occhineri e Cippone hanno sempre respinto le accuse, spiegando di esser giunti sul luogo del delitto dopo il duplice omicidio e di aver aiutato Perrino solo ad occultare i due cadaveri. Le dichiarazioni dei tre, ritenute dagli inquirenti confuse e contradditorie, hanno svelato solo in parte le dinamiche di un duplice delitto compiuto con estrema crudeltà.

cippone-francesco-1-2-2-3-3-2I presunti assassini avrebbero attirato le due vittime con la scusa di un caffè, convincendoli poi a seguirli in una campagna vicina per un “chiarimento”. Attraverso l’ascolto di famigliari e conoscenti dei due scomparsi, l’analisi dei tabulati telefonici delle ore precedenti all’episodio, l’attenzione degli investigatori si è subito concentrata su Mino Perrino, e su un altro individuo, a causa dei frequenti contatti, sia di persona sia telefonici. L’ultimo dei quali avvenne proprio in quel pomeriggio di marzo. I tabulati telefonici hanno permesso di chiarire l’anomalia di traffico sui cellulari di Occhineri, Cippone e Perrino.

Un buco temporale di due ore balzato agli occhi degli investigatori, insospettiti da quegli apparecchi improvvisamente staccati proprio nei momenti in cui Greco e Marino stavano perdendo la vita. L’attività di indagine è stata anche supportata da una novità di tipo tecnico: l’esame del tracciato del sistema satellitare, installato sull’auto di Occhineri. Dispositivo che ha segnalato agli inquirenti ogni spostamento del veicolo tenuto sotto osservazione. Un groviglio di tasselli che hanno cominciato a incastrarsi, indizio dopo indizio, anche grazie ai colloqui di Luigi Tasco, la quarta persona coinvolto in questa tragica vicenda giudicata col rito ordinario.

PERRINO MINO-3-2-3Il 36enne campiota arrestato con l’accusa di concorso in soppressione di cadavere, favoreggiamento personale finalizzato a eludere le investigazioni e incendio dell’autovettura di una delle vittime. L’uomo, già testimone chiave nell’ambito delle indagini, aveva inizialmente ammesso solo di aver aiutato il presunto omicida, Mino Perrino di 38 anni, a bruciare la Lancia Lybra delle vittime. Un anno la richiesta dell’accusa per Diego Quarta 36 anni di Monteroni, accusato di aver ceduto per mille euro la pistola ai presunti assassini.

La sentenza è prevista per il prossimo 26 gennaio. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Francesco Tobia Caputo, Ladislao Massari; Paolo Maci e Antonio Savoia. Le famiglie da Elvia Belmonte e Giuseppe Lefons. 

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