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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

E Della Valle attacca la Regione sul Piano delle coste

Duro giudizio di Mauro Della Valle, fresco di divorzio da Confindustria, sullo strumento teso a regolamentare il futuro dei litorali. Della Valle: "Una vera mortificazione dell'impresa territoriale"

LECCE - L'approvazione del piano regionale delle coste è uno degli argomenti all'ordine del giorno dell'agenda politco-economica pugliese: ma non tutti sembrano convinti dei vantaggi che lo strumento normativo potrà garantire ad ogni livello. È il caso di Assobalneari Salento, che, ancora una volta, si distingue dai commenti positivi, ritenendo il piano "un ulteriore passo indietro dell'impresa turistica pugliese": a chiarire la posizione dell'associazione di categoria, fresca di divorzio da Confindustria (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=30622 ), è il presidente Mauro Della Valle, che sottolinea come quanto preannunciato nei giorni scorsi si sia "purtroppo verificato", tacciando il piano regionale delle coste come un "vero e proprio blitz normativo".

La situazione venuta in essere, ad avviso dell'associazione, rappresenta "una delle pagine più buie non solo per chi fa impresa turistica e balneare nella Regione Puglia, ma anche per i più elementari principi di democrazia e partecipazione". Della Valle prova a chiarire in una nota ufficiale il perché di questa intima convinzione: la Legge regionale 17 del 2006 prevedeva che il Consiglio di Viale Capruzzi, ovvero l'organo più rappresentativo dell'elettorato pugliese, dovesse approvare il Piano delle Coste, atto importante per la regolamentazione e l'utilizzazione dei litorali, entro un anno dall'entrata in vigore della citata normativa, ovvero entro il 2007.

"Naturalmente - chiarisce - la Regione Puglia non riusciva a mantenere l'impegno preso poiché, a distanza di oltre cinque anni dalla data di entrata in vigore della norma e di quattro dalla scadenza del termine ultimo che la stessa si era imposto, nessun Piano delle Coste veniva approvato dal Consiglio regionale bensì veniva redatta sola una semplice bozza, basata su studi oramai vecchi e desueti ove, giusto per fare un esempio, vengono considerati in avanzamento tratti di costa che sono interessati da gravi e preoccupanti fenomeni di erosione costiera".

"L'incapacità di partorire l'importante atto di gestione - prosegue Della Valle - è stato risolto dai nostri cari amministratori regionali nel modo più semplice e, soprattutto, meno rappresentativo e democratico. Con una legge regionale (n. 14 del 2011) è stata sottratta al Consiglio la competenza in materia di approvazione del Piano delle coste e tale prerogativa è stata affidata alla Giunta, ovvero all'organo politico per eccellenza, che non ha tardato molto a rendere esecutiva la vecchia bozza del Piano regionale delle coste, tanto che con propria deliberazione, la 1663 del 19 luglio 2011, ha approvato la stessa, dando dignità di Piano regionale vero e proprio".

Della Valle ritiene "non legittimo il Piano delle Coste più volte citato" poiché approvato da un organo che, sulla base delle norme costituzionali sul riparto delle funzione dei poteri, "non è competente ad approvare un atto di gestione dell'intero territorio pugliese": in tal senso, Assobalneari Salento intende promuovere le opportune azioni giudiziarie per inficiare l'avvenuta approvazione e per far dichiarare la illegittimità costituzionale della legge che ha trasferito alla Giunta regionale il potere di approvare un atto che coinvolge la vita dell'intero territorio costiero pugliese.

Inoltre, l'approvazione avrebbe comportato "una vera e propria mortificazione dei principi di democrazia e rappresentatività", poiché si è deciso di affidare solo all'organo politico (la giunta Regionale) il potere di decidere sull'approvazione dello stesso e non a quello deliberativo (Consiglio regionale), ove "è rappresentata la pluralità di interessi". Venendo al merito della questione, il Piano delle Coste rappresenta per Assobalneari la "mortificazione per l'impresa balneare e, più in generale, per l'impresa turistica", in quanto approvato senza uno studio a monte ed una programmazione della futura politica turistica e balneare del territorio pugliese e salentino.

L'assoluta mancanza di programmazione emerge, secondo Della Valle, nella sua evidenza se si considera che nel marzo del 2011 la stessa Regione Puglia aveva approvato le Linee guida di gestione del territorio costiero, che, però, riguardavano solo le coste basse: "Oggi, pertanto - afferma Della Valle -, abbiamo un Piano delle Coste che riguarda sia le coste basse sia le coste alte, emesso in mancanza delle Linee guida sulle coste alte, che regolamenta e disciplina anche le coste alte in una situazione di massima delicatezza che vede interi tratti costieri interessati da fenomeni di erosione e crollo delle falesie, soprattutto per il territorio salentino che ha circa 80 km di coste alte".

Tutto ciò dimostrerebbe "l'incongruenza del comportamento" dell'Amministrazione regionale. A ciò si aggiunge, per Assobalneari, che lo strumento appena approvato risulta "già vecchio", basandosi su studi "assolutamente parziali" effettuati "a distanza di alcuni anni or sono", senza tener conto dei "fenomeni che hanno sostanzialmente modificato l'assetto della nostra costa rispetto a quella che si presentava anni fa": "Come innanzi detto - precisa - tratti di costa interessati da gravi fenomeni di erosione sono considerati in avanzamento".

Gravi sarebbero inoltre le restrizioni, limitazioni, caducazioni, imposizioni contenute nel piano, senza una programmazione di base ed una effettiva e reale tutela della costa. Assobalneari Salento chiarisce di non aver mai sposato la cultura e la filosofia dello "sfruttamento incondizionato del territorio costiero", ma "è anche vero - si puntualizza - che per fare impresa turistica ed impresa balneare è necessario predisporre una serie oculata di atti di programmazione e gestione del territorio che permettano di svolgere in maniera intelligente quella che è la vera ‘industria' del nostro territorio".

In conclusione, il contenuto del Piano Coste rappresenta per l'associazione balneare salentina "solo un freno allo svolgimento della impresa turistica" e dimostra "ancora una volta come un certo modo di fare politica rappresenta un impedimento alla competitività del nostro territorio ed alla crescita dello stesso, che continua ad andare avanti grazie alla bravura ed allo sforzo quotidiano degli operatori di settore".

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