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Cronaca

Canile di Tricase: tutti assolti nel processo nato dopo un servizio di "Striscia"

Nessun abbandono di animali, ma nemmeno diffamazione. Erano imputati il gestore di "Errant", a Tricase, e dodici fra giornalisti e attivisti, dopo una serie di accuse incrociate

LECCE – “Canile lager”. “Uno squarcio di male”. “Un’azienda immorale”. Fiumi di parole, invettive, indici puntati. Sui giornali e sui social, questi ultimi sempre più tam-tam del sentire comune, spesso irrefrenabile e incontrollabile. Una vicenda tale da suscitare, all’apice del parossismo, un vortice di accuse incrociate sfociate in atti processuali.  

Tutto nato da un servizio di “Striscia la notizia”, passato in tv sei anni or sono, a firma di Edoardo Stoppa, sceso anche a Lecce nel novembre dello scorso anno per testimoniare in tribunale. E tutto spazzato via, oggi, con un colpo di spugna che cancella quattro anni discussioni (il procedimento è stato instaurato nel 2012): nessun colpevole per la vicenda del canile di Tricase. Né il gestore, ritenuto evidentemente esente da attribuzioni specifiche, né fra chi ne chiedeva la testa, tanto da essere accusato di diffamazione aggravata, ma che probabilmente ha solo esercitato un diritto di critica.

Bisognerà attendere però le motivazioni, che saranno depositate entro novanta giorni, per capire l’origine di un’assoluzione di massa, in un processo nato dall’accorpamento di due fascicoli, in cui l’accusa aveva chiesto, piuttosto, di spalmare condanne per tutti fra i quattro e gli otto mesi.

Otto mesi, quindi la pena più alta, erano stati richiesti dal procuratore aggiunto Ennio Cillo (oggi presente in aula, però, un vice procuratore onorario) per Antonio Paolo Dante Sparasci, 61enne di Tricase, gestore del canile “Errant”. Questi era finito sotto inchiesta per abbandono di animali.

Sei mesi, invece, per Raffaella Vergine, 56enne di Salve, presidente dell’associazione provinciale “Zampalibera”, colei che aveva richiamato l’attenzione del tg satirico di Canale 5, liberando la discesa di Stoppa nel Tacco d’Italia, accusata di aver macchiato la reputazione di Sparasci.

Quattro mesi per tutti gli altri ritenuti rei dello stesso reato: Giovanni Nuzzo, 68enne di Marittima di Diso, direttore responsabile del settimanale “Belpaese”; Paola Conoci, 26enne di San Pietro Vernotico, tra i fondatori del gruppo su Facebook “Svuotiamo il canile di Tricase”; Maria Ester Cardigliano, 39enne di Ruffano, appartenente dell’associazione Adev; Bartolomeo Baldi, 61enne di Lecce, direttore responsabile del settimanale “Il Volantino” di Tricase; Alessandro Distante, 57enne di Tricase, direttore editoriale dello stesso settimane; Paolo Schiavano, 36enne di Ugento, direttore responsabile del “Il Volantino”; Daniela Ricchiuto, 33enne di Tiggiano (anche se domiciliata a Milano), giornalista dello stesso settimanale; Leonardo Boriani, 70enne di Monza, direttore responsabile del periodico “La Padania”; Stefania Piazzo, 52enne di Veniano (Como), giornalista della stessa testata; Eva Baglivo, 37enne di Tricase; Lucia Cavallo, 49enne di Ruffano, entrambe autrici di post su Facebook e la prima intervistata anche da “Striscia”, con parole andate in onda nella puntata del 25 gennaio 2010.   

Per la Procura, dunque, sarebbero stati tutti colpevoli, in qualche modo. Dopo il servizio dell’inviato di “Striscia”, si era creato peraltro un tale putiferio che il ministero della Salute aveva richiesto all’Asl di Lecce alcuni controlli nel canile “Errant”, nel quale si erano recati anche i carabinieri del Nas. A conti fatti, nei confronti di Sparasci, che lo gestiva, la magistratura aveva riconosciuto presunte violazioni: per esempio, non aver permesso l’ingresso di associazioni animaliste, ma anche di aver detenuto cani in condizioni igienico-sanitarie incompatibili con la loro natura.

Allo stesso modo, tutti coloro che, sui social o su varie testate, l’avevano attaccato con post o servizi, erano stati incolpati dalla stessa magistratura di aver probabilmente ecceduto nelle considerazioni, usando termini e toni passibili di denuncia ed eventuale condanna, o magari di aver anche diffuso notizie non verificate sulle condizioni di taluni animali.

Nulla di tutto ciò, però, per il giudice Silvia Saracino, che ha assolto tutti e tredici gli imputati che avevano ricevuto il decreto di citazione a giudizio.  Nessun abbandono nel canile, dunque, ma nemmeno nessuna diffamazione. Una sentenza che pareggia i conti in modo sostanziale senza vincitori, né vinti e in cui, proprio per questo, sarà interessante conoscere le motivazioni.

Fra gli avvocati difensori dei vari imputati, Tony Indino, Paolo De Giorgi, Mario Ciardo Mario Tagliaferro e Riccardo Giannuzzi.

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