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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Eroina nascosta nell’intercapedine della porta: in due patteggiano 8 anni

La coppia finì ai domiciliari lo scorso 4 dicembre, dopo che i carabinieri trovarono più di 245 grammi di eroina nell’appartamento a Lecce, dove risiede

LECCE - Scelsero un nascondiglio ingegnoso per la droga, ma i carabinieri riuscirono comunque a scoprirlo: sollevando la mostrina superiore della porta della camera da letto spuntarono oltre 245 grammi di eroina, dai quali si sarebbero potute ricavare più di 462 dosi.

E’ così che per la coppia residente a Lecce, Danilo Romano, 33enne di Galatina, e Monia Mauro, 49enne di Borgagne (frazione di Melendugno), iniziarono i guai.

Per questo episodio, avvenuto lo scorso 4 dicembre e culminato nel loro arresto ai domiciliari (ai quali sono tuttora sottoposti), ieri i due hanno patteggiato una condanna a quattro anni di reclusione e 17mila 500 euro di multa ciascuno.

La sentenza è stata concordata dagli avvocati difensori Roberto Rella e Romano Pisanello con il giudice Michele Toriello, e ha interessato anche la detenzione di quasi cinque grammi e mezzo sempre di eroina trovata sul tavolo della cucina, insieme a un bilancino elettronico, dai militari durante la perquisizione mirata in casa dei conviventi.

Sempre ieri, ha chiuso il suo conto con la giustizia, patteggiando un anno e 8 mesi e 1.600 euro di multa anche Salvatore Zarroli, 40enne di Torre Vado, marina di Morciano di Leuca. Rispondeva della detenzione di un fucile a pompa calibro 12, di fabbricazione estera, risultata essere un’arma clandestina e alterata, che i carabinieri scovarono in un sacco nero sul piano superiore del camino nella sua abitazione, e del possesso di 3,1 grammi di cocaina, occultata in un vasetto contenente riso.

Durante la perquisizione, eseguita l’8 gennaio scorso dai militari dell’aliquota operativa del Norm della compagnia di Tricase con i colleghi della stazione di Salve, oltre al fucile e allo stupefacente, furono sequestrati anche due pistole a salve senza tappo rosso e complete di caricatore che erano nel forno in pietra del giardino, 9 cartucce (8 calibro 12 e una calibro 9) e un bilancino di precisione.

Il 40enne era difeso dagli avvocati Francesco Vergine e Giuseppe Picci.

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