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Cronaca

Eroina, pistola e munizioni in casa, ridotte le condanne per due leccesi

Più che dimezzate le pene inflitte nel processo d'appello nei riguardi dei gemelli Santo, che in primo grado avevano rimediato cinque anni di reclusione a testa. La Corte d'Appello ha accolto per entrambi l'istanza di scarcerazione

LECCE - Ridotta in appello la condanna per due gemelli leccesi Roberto e Luigi Santo, di 45 anni, arrestati il 6 ottobre del 2018 dagli agenti della squadra mobile per spaccio di droga e detenzione illegale di arma da sparo.

I cinque anni, più la multa di 20mila euro, inflitti a testa dal giudice Edoardo D’Ambrosio, al termine del processo discusso col rito abbreviato, sono diventati per il primo, due anni, più 4mila di multa, e per il secondo, un anno e dieci mesi, più 3mila di multa. Così ha deciso la Corte d’appello che ritenuto infondata l’accusa di ricettazione (“perché il fatto non sussiste”) della pistola, ha riqualificato il reato che riguarda l’arma e alleggerito quello inerente l’attività di spaccio, per il quale è stato riconosciuto come unico responsabile Luigi.

Sono state inoltre accolte l’istanze di scarcerazione avanzate dal difensore, l’avvocato Luciano Calò, e così Roberto Santo ha lasciato il carcere, con l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria una volta al giorno, mentre il fratello (che era ai domiciliari) è tornato in libertà.

I due imputati erano già stati assolti in primo grado dalla detenzione di marijuana (con la formula “perché il fatto non sussiste”), poiché la quantità trovata in casa dai poliziotti era compatibile all’uso personale. La sostanza fu sequestrata con 14 grammi di eroina, distribuiti in 18 involucri, un bilancino di precisione e diversi ritagli di fogli in cellophane da usare per il confezionamento di altre dosi, durante le perquisizione eseguita in casa dei Santo, nella zona 167, a Lecce.

Qui, fu trovata anche una rivoltella a tamburo della quale non erano leggibili né la marca, né alla matricola, a causa della ruggine (avrebbe stabilito in seguito la perizia disposta dal pm Massimiliano Carducci, il magistrato titolare delle indagini) e 11 proiettili calibro 7,65, nascosti in una busta riposta dietro a un concio di tufo.

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