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Cronaca

Escort & verbali su Silvio Berlusconi, si va a processo per la fuga di notizie

Il gup ha disposto il rinvio a giudizio per Andrea Morrone (oggi collaboratore di LeccePrima) e per la giornalista del Corriere del Mezzogiorno Angela Balenzano. Al centro, i festini che sarebbero stati organizzati dall'imprenditore Tarantini e la pubblicazione nel 2009 degli interrogatori

BARI – Saranno i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Bari a esprimere un verdetto sulla vicenda che vede al centro una fuga di notizie che ha fatto storia, coinvolgendo in prima persona l’ex premier Silvio Berlusconi. Il caso vede sotto la lente il Corriere del Mezzogiorno. La stessa testata e l’editore, Rcs, sono stati chiamati per responsabilità amministrativa.

La mela della discordia è rappresentata dalla pubblicazione di alcuni verbali, avvenuta il 9 settembre del 2009, sul presunto giro di festini con escort che l’imprenditore barese Giampaolo Tarantini avrebbe fornito, fra gli altri, proprio Berlusconi. Una storia, quest’ultima, per la quale è al momento ancora in corso un processo per favoreggiamento della prostituzione.

Il gup del Tribunale di Bari, Antonio Diella, ha dunque rinviato a giudizio Andrea Morrone, di Bari, ma da anni residente a Lecce e Angela Balenzano.

Morrone, giornalista, è stato prima collaboratore del Corriere e da qualche anno è nell’organico di LeccePrima.it; è finito sotto inchiesta, però, per un periodo precedente, in cui esercitava la professione di perito informatico. Anche Angela Balenzano è giornalista e collabora ancora con il Corriere. Il primo risponde di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico e la seconda di ricettazione.

Secondo le accuse formulate dai sostituti procuratori del Tribunale di Bari, Teresa Iodice, Giuseppe Dentamaro e Francesco Bretone, all’epoca dei fatti, in qualità di consulente informatico esterno, Morrone sarebbe entrato nel sistema della Procura prelevando file, che avrebbe poi reso al giornale. Da qui, la conseguente accusa di ricettazione verso la cronista.  

Morrone fu destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare e successivamente scarcerato, mancando i gravi indizi di colpevolezza. Durante gli interrogatori, si evinse che nell'estate del 2009 – quando, cioè, sarebbe avvenuta l’intrusione -, non lavorava più per la Consit, l’azienda che aveva in appalto i sistemi informatici della Procura.

Nel momento dell'accesso, il computer del pubblico ministero non sarebbe stato inoltre in rete e nemmeno quello di Morrone. Da cioè si deduce che l'accesso non potrebbe che essere avvenuto direttamente dallo stesso computer. La vicenda fu controversa, tanto che si disposero due perizie. Fu la seconda ad accertare come i terminali non fossero in rete.

La vicenda dei verbali fece molto rumore non solo per i nomi altisonanti, ma anche perché furono pubblicati proprio il giorno dell'insediamento a Bari dell’ex procuratore Antonio Laudati. Sarà ora il processo a chiarire tutti i fatti.

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