rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Estradato in Italia Santolla, il boss della Scu arrestato in Olanda

E' stato arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce, nell'aeroporto di Roma, Francesco Santolla, il boss della Sacra corona unita fermato lo scorso 13 gennaio in Olanda. Il 58enne si trova nel carcere di Rebibbia

 

LECCE – Da tempo i carabinieri del nucleo investigativo di Lecce, guidati dal capitano Biagio Marro, gli davano la caccia. Da quando, dopo aver scontato due anni di carcere per traffico di sostanze stupefacenti, aveva lasciato l'Italia facendo perdere le proprie tracce. Ieri, la latitanza è finita. Francesco Santolla, il boss della Sacra corona unita arrestato lo scorso 13 gennaio in Olanda, a Lelystad, capoluogo della provincia di Flevoland, è stato estradato in Italia. L’estradizione è stata disposta dai giudici del Tribunale di Amsterdam, lo scorso 3 aprile. Nei confronti di Santolla, considerato dagli inquirenti il luogotenente del clan Tornese di Monteroni, e noto anche con l'alias di “Superman”, pendeva un mandato d'arresto europeo, richiesto dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d'appello di Lecce – sezione distaccata di Taranto.

L’uomo è stato arrestato ieri sera, nell’aeroporto di Roma Fiumicino, dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce, in collaborazione con l’ufficio di polizia di frontiera. Santolla, al termine delle formalità di rito è stato trasferito nella casa circondariale di Rebibbia a Roma.

Il 58enne originario di Collepasso era considerato l'ultimo grande latitante della Sacra corona unita. Nei suoi confronti, dal giugno del 2002, era stata emessa una condanna definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Ivo de Tommasi (fratello di Gianni, "capo bastone" di Campi Salentina, assassinato nel 1989) e associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di armi e droga, alle estorsioni e al gioco d'azzardo.

Santolla risiedeva nella cittadina di Almere, cittadina della provincia centrale olandese, e viveva in un «polder», i terreni agricoli strappati al mare dalle dighe. Già estradato nel 2003 per traffico di droga, il 58enne era tornato in libertà dopo due anni. Sulle sue tracce c'erano, però, i militari dell'Arma, che avevano continuato, attraverso perquisizioni e riscontri investigativi, a seguirne gli spostamenti. A tradirlo era stata una lettera inviata dall'Olanda, sotto mentite spoglie, alla madre. Da quella lettera i carabinieri era risaliti alla nuova residenza del latitante, che aveva permesso di spiccare un nuovo mandato di arresto europeo. Lui, d'altro canto, aveva anche un profilo su facebook, dove in una foto posava sorridente sulla poppa di un costoso yacht del costruttore di barche Wim Van der Valk. Nel 2011, inoltre, la sua carta d'identità era scaduta.

Franco Santolla, come detto, era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Ivo De Tommasi, avvenuto a Campi Salentina all'alba del 12 agosto 1989. Un commando armato fece irruzione nell'abitazione della vittima dopo aver rotto la finestra della camera da letto, in cui l'uomo e la moglie ancora dormivano. Poi, avevano esploso numerosi colpi di pistola calibro 7,65, di revolver calibro 38 special e di fucile da caccia calibro 12. Un'esecuzione che aveva, di fatto, scatenato la guerra tra il clan Tornese e quello dei De Tommasi, un tempo alleati, lastricando di sangue e proiettili le strade del Salento. Il presunto boss di Veglie, però, aveva pagato a caro prezzo la sanguinosa lotta tra sodalizi criminali. Nel maggio del 1996 un commando armato di quattro persone aveva assassinato il figlio Romualdo, appena 18enne. Una vendetta trasversale che aveva spezzato la vita di chi con la mafia salentina non c'entrava assolutamente nulla. Lui non aveva altra colpa che essere il figlio del presunto boss, estraneo per il resto a qualunque gioco di potere della criminalità organizzata nel Salento. Forse anche per quello i genitori decisero di donare gli organi del ragazzo assassinato.

Il legale di Santolla, l'avvocato Francesca Conte, aveva chiesto alla Corte olandese di esprimere verdetto di rifiuto della consegna all'autorità italiana richiedente. Secondo la tesi difensiva, infatti, nei processi a carico del presunto boss, sarebbe stato violato "il diritto a presenziare riconosciuto all'imputato in ogni grado di giudizio, nonostante le esplicite richieste avanzate ripetutamente dallo scrivente difensore e dallo stesso Santolla, mediante dichiarazioni autografe inviate dall'Olanda, dove si trovava detenuto e, pertanto, legittimamente impossibilitato a comparire". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Estradato in Italia Santolla, il boss della Scu arrestato in Olanda

LeccePrima è in caricamento