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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Lequile

Ex direttore di banca assassinato, via alle analisi su indumenti, pistola e bossoli

Gli accertamenti inizieranno lunedì prossimo nei laboratori del Ris di Roma. Sono stati disposti nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Giovanni Caramuscio, il 69enne di Monteroni ucciso il 16 luglio mentre ritirava i soldi da uno sportello bancomat a Lequile

LEQUILE - Inizieranno lunedì prossimo nei laboratori del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) dei carabinieri di Roma gli accertamenti sugli indumenti, la pistola e i bossoli sequestrati durante le indagini sull’omicidio dell’ex direttore di banca Giovanni Caramuscio, 69 anni di Monteroni, avvenuto il 16 luglio scorso, davanti allo sportello del Banco di Napoli, a Lequile.

Due i quesiti posti dal pubblico ministero Alberto Santacatterina, il magistrato titolare dell’inchiesta, uno, al maggiore Cesare Rapone, l'altro, al maresciallo capo Stefania Alleva, durante l’udienza che si è tenuta due giorni fa nel Palazzo di viale de Pietro a Lecce.

Il primo consulente dovrà valutare, entro sessanta giorni, “l’esistenza di tracce biologiche sugli abiti, sul passamontagna e sul portafogli in sequestro, estraendo in caso positivo i relativi profili genetici, tramite l’analisi dei polimorfismi del Dna”.

L’altro esperto dovrà invece accertare, sempre entro sessanta giorni, “la compatibilità balistica tra i proiettili e i bossoli rinvenuti sul luogo del delitto e la pistola sequestrata all’interno dell’abitazione di Paulin Mecaj.

Quest’ultimo, 30enne di origini albanesi, ma residente a Lequile, è accusato di aver sparato due colpi fatali contro la vittima che aveva reagito al tentativo di rapina sferrando un pugno al complice, (qui, i fotogrammi estrapolati dalle telecamere di sorveglianza) poi identificato in Andrea Capone, 28enne di Lequile.

Entrambi si trovano nel carcere di Borgo San Nicola, su disposizione della giudice Laura Liguori, dinanzi alla quale (assistiti dagli avvocati Luigi e Roberto Rella e Raffaele Francesco De Carlo e Maria Cristina Brindisino) si avvalsero della facoltà di non rispondere.

I familiari di Giovanni Caramuscio, la moglie Anna Quarta, che era presente sul luogo del delitto, ed i figli Roberta, Fabio e Stefano, sono assistiti dall’avvocato Stefano Pati.

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