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Cronaca

Falsi attestati in corsi per Oss con 8 imputati, il procedimento torna indietro

In otto rischiavano il processo per truffa, ma la giudice ha ritrasmesso gli atti alla Procura, affinché valuti anche la posizione di altre persone che sostengono di essere state vittime dello stesso raggiro

LECCE - Torna ai nastri di partenza il procedimento sui corsi di formazione per operatore socio sanitario ritenuti fasulli. Oggi, la giudice Giulia Proto, dinanzi alla quale si era aperta l’udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio a carico di otto persone, ha ritrasmesso gli atti alla pubblico ministero Donatina Buffelli, affinché valuti anche la posizione di altre persone, oltre a quelle già individuate dall’inchiesta come persone offese. Queste, infatti, appreso dell'inchiesta dagli organi di informazione, avevano chiesto di costituirsi parte civile, sostenendo di essere state vittime dello stesso raggiro.  

Sott’accusa ci sono il rappresentante legale dell’istituto “Giacomo Leopardi”, con sede a Lecce e a Copertino (in carica dal 30 dicembre 2014 al 10 luglio del 2017), C. D. G., 55 anni, di Manduria, e il suo successore M.S., 52, di Taranto, entrambi anche nelle vesti di direttori didattici dell’ente formativo “Informates School srl”; il collaboratore A.D.M., 39, di Cisternino; le segretarie presso le sedi di Lecce e Copertino dell’istituto, D. R., 45, di Maglie, e M. H. C., 40, di Copertino; gli insegnati ed esaminatori E.O., 35, originaria di Brindisi ma residente a Roma; G.F.D.M., 34, di Francavilla al Mare, F.D.M., 31, originario di Manduria ma residente a Lecce.

Sono in tutto una decina di corsisti (assistiti dagli avvocati Francesco Cazzato, Gianni Gemma, Stefano Licci, Davide Spiri, Giovanni Ianne) che avrebbero pagato a 2.800 euro il corso per diventare Oss, negli anni dal 2015 al 2018, e che si sarebbero trovati tra le mani carta straccia.

A dare il via alle indagini furono, oltre alle querele dei corsisti, anche quelle sporte da due dirigenti della Regione Abruzzo che disconoscevano le firme apposte sugli attestati.

Stando a quanto riscontrato dalla Guardia di finanza, fasulli sarebbero stati anche loghi e timbri della stessa Regione apparentemente rilasciati per conto della “Informates School” che riproducevano le immagini dell’Unione Europea Fondo Sociale Europeo e l’intestazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Regione Abruzzo. In calce, nella prima pagina, il timbro falso con la dicitura “Settore Formazione Professionale”, e l’altrettanto fasulla dichiarazione “si attesta che i dati riportati in questo titolo sono conformi a quelli della documentazione in atti”.  

Nella seconda pagina, nero su bianco, c’era l’attestazione delle ore di lezione svolte e dell’esito positivo della valutazione finale firmato dai due presidenti dell’ente formativo “Informates School srl”, con sede a Teramo, risultato inesistente: non solo non rientrava tra quelli accreditati dalla Regione e mai autorizzati allo svolgimento di corsi di formazione per Oss, ma non era mai neppure stato registrato presso l’Anagrafe tributaria.

Alcuni attestati, inoltre, riportavano un codice autorizzativo (della Regione Abruzzo) che corrispondeva a un altro organismo di formazione e ad una tipologia di corso diversa.

Non solo. La sede indicata sulla carta, dove si sarebbe svolto l’esame finale, è risultata essere un locale commerciale di 14 metri quadrati proprietà della Diocesi di Teramo. Sarebbe dunque emerso che le lezioni si svolgevano da casa con il materiale fornito dall’Istituto (dispense, libri, chiavetta Usb) e che il test finale si sarebbe tenuto a Pescara nella sala di un hotel. Il viaggio in bus sarebbe stato organizzato sempre dall’Istituto.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Umberto Leo; Anna Schiavano; Antonio Liagi; Giuseppe De Sario; Andrea Conte; Giuseppe Rosafio e Cristina Mafredi.

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