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Cronaca Taviano

Fatture false per 25 milioni e contributi “omessi”: agli arresti imprenditori e commercialista

Diventa esecutiva la misura cautelare eseguita dai militari della guardia di finanza di Venezia e di Lecce nei confronti di due fratelli veneti e di un professionista di Taviano. Oltre ai titoli contabili fittizi avrebbero impiegato più di 400 dipendenti senza versare contributi e ritenute

VENEZIA/TAVIANO - Sul loro capo pendono diverse ipotesi di reato in ambito fiscale, societario e anche fallimentare. Così nelle scorse ore, dopo che anche la Corte di Cassazione, ha confermato la misura cautelare disposta dalla procura di Venezia, i militari della guardia di finanza hanno posto agli arresti due imprenditori veneti, i fratelli Michele e Stefano Mazzon, rispettivamente di 46 e 35 anni, residenti a Treviso e a Noventa di Piave, e un commercialista salentino, Salvatore Mercurio, 55anni residente a Taviano.

Gli arresti in questione giungono al termine di una complessa attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica lagunare e sviluppata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Venezia, con la collaborazione dei colleghi del comando provinciale della guardia di finanza di   Lecce, che ha consentito di acquisire elementi indiziari circa l’esistenza di una articolata associazione, attiva prevalentemente tra le province di Venezia e Treviso e nella provincia di Lecce, dedita all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, pari a oltre 25 milioni di euro, e ad una illecita intermediazione di manodopera.

Sa conclusione delle indagini vi era stata la richiesta della misura cautelare da parte della procura di Venezia, che era però stata rigettata dal gip. Misura ora diventata efficace, ed eseguita dai finanzieri, a seguito dell’impugnazione della procura e all’accoglimento da parte del tribunale per il Riesame prima, e la conferma anche dalla Corte di Cassazione.

L'inchiesta ha permesso di accertare che il gruppo, attivo in particolare tra le province di Venezia e Treviso e in quella di Lecce, si sarebbe reso responsabile dell'emissione e dell'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, pari come detto ad oltre 25 milioni di euro, ma non solo.

Gli indagati, tra i quali imprenditori attivi da oltre un decennio nel settore del montaggio e posa in opera di mobili, arredi e infissi per uffici, negozi e stand fieristici, avrebbero impiegato più di 400 dipendenti omettendo sistematicamente il versamento dei relativi contributi e ritenute.

Per conseguire l’illecita finalità, i presunti responsabili della frode avrebbero assunto i lavoratori presso società cartiere intestate a prestanome, compensando i debiti fiscali e previdenziali con  crediti d’imposta inesistenti.

L’effettivo impiego di tali lavoratori, di contro, sarebbe avvenuto, senza soluzione di continuità, in aziende operanti sul mercato a condizioni particolarmente competitive, riconducibili ai partecipi dell’associazione. Il meccanismo fraudolento, attuato con l’ausilio di alcuni professionisti, uno dei quali è il 55enne commercialista di Taviano, avrebbe permesso alle imprese beneficiarie di disporre di una rilevante forza lavoro a prezzi oltremodo contenuti con rilevanti effetti  sulle condizioni di libera concorrenza nel settore di riferimento.

Le attività finite sotto la lente di procura e finanza  e segnalate nel corso delle indagini hanno causato all’erario e alle casse previdenziali un danno quantificato in oltre 16 milioni di euro. Inoltre, il gruppo avrebbe causato dolosamente il fallimento di una delle società beneficiarie, inserita nel sistema fraudolento, riuscendo così a distrarre e dissipare circa tre milioni di euro “persi” dai creditori.

           

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