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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Otranto

Feroci scafisti gettano in mare i profughi. Niente paura, è un'esercitazione

Prove di coordinamento nel mare idruntino fra guardia costiera e associazioni di protezione civile provenienti da tutta la provincia di Lecce, ma anche da fuori. Testato un dispositivo di salvataggio via mare e lungo la costa

 

OTRANTO – Gettati in mare dagli scafisti, davanti agli occhi di decine di testimoni. Niente paura, però, e nessun processo alle soglie: è solo un’esercitazione. Che si è svolta nel vivo della mattinata, intorno alle 11, nel tratto di mare a sud del porto di Otranto. Prove tecniche di coordinamento delle forze di protezione civile, sotto l’occhio vigile della guardia costiera.

L’esercitazione rientra fra gli eventi previsti dal “Raduno delle associazioni di protezione civile di Terra d’Otranto” che si stanno svolgendo in questi giorni, ed ha visto la partecipazione di oltre cento persone delle associazioni di protezione civile di Palmariggi, Muro Leccese, Minervino, Supersano, Veglie e Melpignano, ma anche delle province di Cosenza, Taranto e Brindisi, con mezzi di soccorso terrestre e marino.

Ha aperto le danze una breve simulazione di ammaraggio di un ultraleggero, sotto il coordinamento della guardia costiera e con la partecipazione di sommozzatori di Palmariggi e Veglie, per il recupero di persone eventualmente intrappolate in un’improvvisata carlinga. La prova ha previsto arrivo e sbarco di alcuni immigrati clandestini a bordo di un piccolo battello veloce. E proprio da qui, un finto trafficante di vite umane, ha letteralmente scaraventato fra le onde un uomo ed una donna.

L’attivazione delle forze in campo nella “catena della sopravvivenza” è stata più realistica possibile. Sotto la supervisione della motovedetta Cp809, sono intervenuti il battello pneumatico dell’associazione di protezione civile “Le aquile del mare” di Veglie e le due ambulanze e l’auto medica della Cb Cover di Parabita, Aver di Supersano e Ser di Ginosa. L’obiettivo: prestare soccorso sia in mare (recuperando i due malcapitati con tecniche di salvataggio), sia a terra, nei confronti degli scampati al naufragio, bisognosi di cure e assistenza sanitaria.

Tutta l’operazione è stata possibile grazie alla direzione nelle operazioni della sala operativa della guardia costiera, con il supporto delle associazioni di radioamatori “Era” di Lecce e Brindisi, alle quali era affidato il preciso compito di gestire le comunicazioni.

 “E’ solo con la sperimentazione di situazioni realistiche – ha affermato il comandante del porto e della guardia costiera di Otranto, il tenente di vascello Francesco Amato –, che la professionalità degli uomini viene esaltata, i mezzi vengono testati ed il coordinamento viene affinato in modo da raggiungere quei risultati che la collettività ha ragione di attendersi dal servizio pubblico. in questo caso la collaborazione con il volontariato ha arricchito l’esperienza di entrambe le componenti”.

Guardia costiera e protezione, prove di soccorso

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