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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Squinzano

Feto nascosto nell'armadio dopo il parto, rinviata a martedì l'autopsia

Si tratta di un rinvio tecnico, per consentire agli indagati di nominare un consulente. La 17enne intanto scagiona i famigliari

LECCE – E’ stata rinviata a martedì prossimo l’autopsia sul feto di circa 35 settimane partorito da una 17enne di Squinzano, che lo ha poi nascosto in un armadio della sua abitazione alla periferia del comune salentino. Un rinvio tecnico, per dar modo agli indagati di nominare un consulente. La Procura ha affidato l’incarico dal medico legale Ermenegildo Colosimo, un esperto in materia. L’esame autoptico dovrà innanzitutto stabilire se il feto fosse già morto al momento del parto o se il decesso sia subentrato dopo e per quali cause.

La giovane, indagata con la sorella e il cognato per feticidio e occultamento di cadavere, sarà sottoposta, su disposizione della Procura per i minorenni di Lecce (competente per la 17enne) ad ascolto da parte di uno psicologo e uno psichiatra, Michele Bruno e Michela Francia. Un esame finalizzato a svelare modalità e contesto in cui è avvenuta la tragedia. La ragazza, del resto, cresciuta in un ambiente sociale e famigliare difficile e degradato, affidata alla sorella dopo la morte del padre, non ha voluto rivelare l’identità del padre, spiegando che i famigliari non erano a conoscenza della gravidanza. Una tesi, ovviamente, tutta da dimostrare.

A portare alla macabra e terribile scoperta è stata l’emorragia che ha colpito la 17enne, che giovedì sera si è recata presso il pronto soccorso. Ai medici la situazione clinica è apparsa subito chiara, era evidente che l’emorragia fosse insorta come complicanza di un parto eseguito fuori dall’ambito clinico. Incalzata dalle domande dei sanitari, la giovane donna è crollata e ha raccontato la tragica verità.

Sono stati poi i carabinieri della stazione di Squinzano a eseguire il sopralluogo presso l’abitazione della 17enne e a rinvenire il feto, nascosto e abbandonato da tre o quattro giorni. Difficile ipotizzare che la sorella e il convivente fossero all’oscuro di quanto accaduto. Da qui la loro iscrizione nel registro degli indagati. La ragazza è difesa dagli avvocati Fabrizio Tommasi e Carlo Martina, il cognato e la sorella dall’avvocato Giampiero Tramacere.

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