Fiamme e danneggiamenti all’ombra dell’usura, 61enne al banco degli imputati
Sarà giudicato in abbreviato il 61enne di Acquarica del Capo, accusato di aver prestato 3mila euro a tassi usurai del 190,3 percento a un commerciante, al quale avrebbe incendiato e poi danneggiato casa per la mancata restituzione della somma
ACQUARICA DEL CAPO - Si aprirà il 9 aprile il processo col rito abbreviato nei riguardi di Luigi Minghetti, il 61enne originario di Presicce e residente ad Acquarica del Capo arrestato il 2 giugno scorso con l’accusa di aver concesso un prestito di 3mila euro a tassi usurai del 190,3 percento a un commerciante, al quale avrebbe incendiato e poi danneggiato l'abitazione proprio a causa della mancata restituzione della somma.
L’uomo, attraverso l’avvocato difensore David Alemanno, ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con il rito alternativo che si discuterà dinanzi al giudice Sergio Tosi, e dal banco degli imputati cercherà di dimostrare l’estraneità alle accuse mosse nell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Francesca Miglietta, con i militari di Salve e del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Tricase.
Fondamentali alle indagini, furono i risultati delle impronte papillari individuate il 1° aprile 2019 sulle porte e sulle finestre della residenza estiva del commerciante, a lido Marini, a Salve, in quel momento disabitata, completamente messa a soqquadro. Qui, dove solo un paio di mesi prima c’era stato un incendio, divampato dai materassi, furono divelti vetri e infissi, distrutti arredi, elettrodomestici e sanitari.
Al riguardo, dopo l'arresto, durante l’interrogatorio, l’indagato spiegò al giudice Simona Panzera che in quei giorni si trovava in Piemonte e che la presenza delle sue tracce era legata alla visita fatta in quell’abitazione, tempo prima, insieme allo stesso proprietario.
Fatto sta che proprio il 1° aprile, il commerciante avrebbe ricevuto da Minghetti questo messaggio sul cellulare: “Poco fa sono passato davanti a casa tua e ho visto un manifesto mortuario, spero per te che non sia tua madre, comunque ti porgo le mie condoglianze anche se passi dritto senza fermarti dopo tante stronzate che sento in giro, è possibile che ti abbiano influenzato contro di me. Arrivederci al 1° maggio”.
Sempre secondo le indagini, in più circostanze, pur di riprendersi i soldi, Minghetti avrebbe minacciato la vittima con frasi del tipo “vieni a casa mia perché se vengo a casa tua faccio una strage” e non avrebbe risparmiato neppure i familiari del malcapitato: lo zio, al quale avrebbe intimato di pagare il debito, riferendogli falsamente di essere stato indicato dal nipote come garante dell’obbligazione; la madre, alla quale avrebbe danneggiato l’auto, col taglio degli pneumatici; i suoceri, ai quali avrebbe consegnato una copia della scrittura privata di ricognizione del debito sottoscritta il 18 gennaio di quello stesso anno, affermando: “State attenti a chi vi siete messi in casa, non ha nemmeno i soldi per comprare una pizza a vostra figlia, ha acquistato un doblò da me senza mai pagarmelo e quindi sono andato a riprendermelo”.
Proprio per quest’ultimo episodio, oltre che dei reati di usura, estorsione, violazione di domicilio aggravato e danneggiamenti, è contestato anche quello di diffamazione.