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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Finti incidenti, atto terzo: donna riconosce truffatore

Sembra aggravarsi la posizione di Nicola Fiaschè, il 20enne siciliano accusato di fingere piccoli sinistri stradali, per arraffare cifre fino a 50-80 euro. Una donna sostiene di averlo riconosciuto

LECCE - Non solo anziani, evidentemente, ma anche donne da sole, magari di fretta, con i figli in auto. Sembra che Nicola Fiaschè, il 20enne di Noto arrestato dalla polizia di Lecce, avesse un certo fiuto per le vittime da mettere in trappola con il suo sistema truffaldino "mordi-e-fuggi", piccoli incidenti simulati, complici (si fa per dire) la carrozzeria o lo specchietto della sua Fiat Punto nera. Il 6 luglio gli agenti della sezione volanti l'hanno sorpreso proprio nel vivo dell'azione, sulla via della marina leccese di San Cataldo, scorgendo il passaggio di mano dell'ignaro gabbato di turno, un 77enne, di 5 euro in quelle del 20enne siciliano, pronte ad arpionare banconote di qualsiasi formato per poi darsela a gambe. Solo 5 euro, nel caso, ma perché erano tutti gli averi di quel momento del pensionato. In realtà, dalla perquisizione dell'auto sono spuntati soldi di carta di ogni formato. Sembra che la richiesta di risarcimento per danni inesistenti partisse quasi sempre da non meno di 80 euro.

La polizia, a seguito di almeno una ventina di segnalazioni in un mese ed alcune denunce, e dopo averlo inchiodato, ha diramato un appello: chiunque lo riconosca dalle foto, volontariamente distribuite senza banda sugli occhi, è pregato di farsi avanti in questura e raccontare la propria testimonianza. E così ha fatto una donna 43enne, che ieri s'è presentata presso gli uffici per narrare per filo e per segno la sua vicenda. Anche in questo caso, Fiaschè avrebbe agito in una zona semiperiferica, per poter svanire con maggiore facilità. La donna ha dunque raccontato che la mattina del 26 giugno si trovava alla guida della propria auto con a bordo i due figli di 14 e 10 anni. Mentre transitava nei pressi di piazza Indipendenza, nel rione Santa Rosa, ha spiegato di aver notato sulla sua destra alcune autovetture parcheggiate e improvvisamente di aver sentito un rumore provenire dallo specchietto retrovisore esterno destro.

Rivolgendo lo sguardo in quella direzione, si è accorta del fatto che si fosse chiuso, come se avesse urtato contro qualcosa. E proprio in quel momento, ecco apparire una Fiat Punto di colore nero, guidata da un ragazzo, lesto a fare segni con gli abbaglianti per chiederle di fermarsi, per poi sorpassarla, costringendola a fermarsi. A quel punto la donna sarebbe scesa per cercare di capire cosa fosse accaduto, mentre il ragazzo alla guida della Punto, dall'abitacolo, già metteva in atto il suo piano, redarguendola per aver danneggiato lo specchietto retrovisore sinistro e facendole persino notare due piccoli segni. La donna ha spiegato alla polizia di aver avuto subito nutrito più di qualche dubbio, ma di essersi immediatamente resa disponibile a denunciare il tutto alla propria agenzia di assicurazione. Il giovane avrebbe riferito di non essere disposto a tale soluzione, dicendole che sarebbe dovuto ritornare a Cosenza, spacciandola per sua città di origine, preferendo ricevere subito 85 euro. Tanto, avrebbe asserito, sarebbe il costo dello specchietto, nuovo di zecca, uscito originale dalla fabbrica.

La 43enne ha aggiunto, nel corso dell'esposizione, che i due figli stavano iniziando a spaventarsi, e che uno dei due aveva anche la febbre. Tanto che, al 20enne, avrebbe risposto di avere con sé soltanto 50 euro, che le servivano per delle spese in farmacia. E con una certa faccia tosta, il ragazzo avrebbe sostenuto che le sarebbe venuto incontro, dicendo di accontentarsi dei 50 euro, con i quali avrebbe comprato "uno specchietto di concorrenza". Presi i soldi, poi, via come il vento. Come sempre. Alla donna è stato posto in visione un apposito album fotografico nel quale senza alcun dubbio ha riconosciuto Nicola Fiaschè quale responsabile di quanto accadutole. La questione è stata così riferita al pubblico ministero Antonio De Donno, titolare del procedimento che vede indagato il giovane siciliano.

Come si ricorderà, durante la perquisizione dell'auto del 20enne, i poliziotti trovarono diversi attrezzi: una mazza, uno scopino, gommini e pastelli a cera scuri. Tutti mezzi che sarebbero stati utili per simulare urti, ammaccature, segni e graffi. Ma c'è di più: qualche giorno dopo, sempre la polizia, ma questa volta a Gallipoli, ha denunciato altri due giovani, sempre siciliani, per lo stesso reato. Anche in questo caso, avrebbero tentato di ingannare un automobilista, abile, però, a intuire il trucco e pronto a chiamare il 113. In tutti i casi, si tratta di persone che al momento sostano nel Salento a bordo di roulotte. Un gruppo di girovaghi senza fissa dimora provenienti dalla Sicilia.

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