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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Finti operatori e sedicenti impiegati: anziani, come difendersi dalle truffe

C'è chi si spaccia per conoscente di un parente di cui ha carpito in qualche modo il nome, chi per un dipendente di un ente pubblico che deve fare un accertamento, chi per operatore di una compagnia telefonica e addirittura chi per poliziotto. Un incontro per conoscere i malfattori che spillano soldi

LECCE – Mai aprire la porta agli sconosciuti. Nemmeno se si presentano come esponenti delle forze dell’ordine con tanto di tesserino esibito allo spioncino. Potrebbe essere falso. Sempre meglio, prima, una telefonata a polizia, carabinieri, guardia di finanza e via dicendo, per accertarsi se quella persona sia veramente un agente o un militare.

E ancora: mai fornire troppe informazioni a chi telefona, magari presentandoso come l’operatore di un call center che fa capo a questa o quella compagnia telefonica. Anche in quel caso, potrebbe essere un impostore che cerca di carpire informazioni utili su quante persone risiedono in una determinata abitazione e altri aspetti d’interesse, se il passo successivo deve essere un furto o una truffa.

Questi e tanti altri consigli, conditi dalla lettura di estratti di decine di denunce realmente presentate in questura, sono stati elargiti agli anziani, affinché non cadano nel tranello di furbastri che, senza alcun ritegno, ne approfittano per spillare soldi facili con i più svariati espedienti.

L’incontro si è svolto nella mattinata presso l’hotel “Hilton Garden” di Lecce, nell’ambito della seconda edizione della campagna nazionale contro le truffe agli anziani. L’iniziativa è stata promossa in tutta Italia dall’Associazione nazionale anziani e pensionati di Confartigianato, insieme al Ministero dell’interno, al Dipartimento della pubblica sicurezza – Direzione centrale della polizia criminale, con il contributo di polizia, carabinieri e guardia di finanza.

Un dirigente della Prefettura, Claudio Sergi, e della questura, Eliana Martella (a capo dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura, cui fa riferimento la sezione volanti, composta dagli agenti che hanno più prossimità con i cittadini), hanno illustrato il triste fenomeno, mettendo in guardia le potenziali vittime. Ed è un bene sensibilizzare sull’argomento, perché di anno in anno si registra un preoccupante aumento statistico dell’incidenza del reato.

Tanti, come detto, i suggerimenti pratici per evitare di finire nel mirino dei malfattori, che spesso hanno gioco facile perché scelgono con cura persone esposte e deboli, le quali subiscono un danno doppio: non solo per quello economico, ma anche morale.

Molti anziani, infatti, provano vergogna nel denunciare di aver subito una truffa e spesso chiedono che i familiari non ne siano messi a conoscenza, nel timore di essere considerati ingenui o sprovveduti.

Eppure, non è sempre così, perché l’identikit di chi “opera” nel settore è spesso quello di un uomo o una donna ben vestiti, garbati nei modi e sicuri di sé, tanto che non ci si rende conto subito di trovarsi di fronte a un imbroglione.

Alcuni di tali soggetti si presentano come amici dei figli o di parenti, in qualche caso dopo essere riusciti a carpire di questi persino i nomi, tanto da apparire assolutamente credibili. Dopodiché, inventano le scuse più varie per chiedere soldi. Per esempio, per il pagamento di un’assicurazione o per disbrigare una pratica riguardante l’inesistente vincita di soldi in qualche lotteria.

Altri si presentano come dipendenti del Comune, delle aziende del gas, dell’Enel, in qualità di ispettori dell’Inps, di funzionari dell’Inail e di altri enti pubblici. Ebbene, non bisogna mai aprire la porta, perché gli enti non inviano personale per gli accertamenti. Semmai, invitano la persona a presentarsi nei loro uffici con un avviso cartaceo. E non bisogna fornire informazioni nemmeno telefonicamente.

Come detto, chi si presenta come operatore di una compagnia (e non lo è), potrebbe iniziare a fare domande sospette, per ottenere dati personali. Un errore frequente che fanno persone anziane è di rispondere, ad esempio: “Al momento ho questa tariffa perché vivo da solo e non ho bisogno di altro”. Questo è un grosso errore, perché si sta indicando a un potenziale furfante che non ci sono in casa altre persone che potrebbero ostacolare subito un raggiro.

IMG_3870-2A costo di apparire scortesi, a volte è meglio riagganciare e comunque è sempre perefebile restare sul vago. Il problema è che a volte ci sono anziani che si soffermano a parlare a lungo, entrando in confidenza con interlocutori sconosciuti, forse perché appartenenti a una generazione abituata ad avere più fiducia nel prossimo (i bei, vecchi tempi), o solo per rompere la costante solitudine in cui vivono, magari perché vedovi e con figli adulti che abitano fuori.

I casi? Davvero tanti. Un’anziana, una volta, fu avvicinata per strada da un sedicente amico del genero, di cui sapeva il vero nome, Alessandro, dicendole di essere stato inviato da lui per avere un anticipo 500 euro su un totale di mille e 500 per pagare l’assicurazione, essendo in quel momento impossibilitato a provvedere, ma dovendo farlo con urgenza. Addirittura, si fece dare dalla donna il numero di cellulare del genero, finse di comporlo e persino di parlarci. La donna si convinse e con il bancomat prelevò i soldi. Il truffatore le diede persino un foglio con uno scarabocchio dicendole che era la fattura.

Un’altra anziana si ritrovò invece in casa un finto dipendente del comune passato da lì, a suo dire, per un accertamento sulla tassa dei rifiuti. Addirittura, mise in atto tutta una messinscena, prendendo le misure delle stanze con un metro e poi dicendole che se avesse versato una bolletta di 298 euro, dopo non avrebbe più dovuto pagare alcuna tassa.  

Solo due esempi in un mare di escamotage a volte ingegnosi e che provocherebbero qualche volta anche un sorriso, se la materia non fosse piuttosto seria e da non prendere alla leggera. 

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