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Il caso / Alezio / Via Salvatore Anaclerio

Sorpreso a scattare una foto alla scheda elettorale: interviene la polizia

È accaduto questa mattina, ad Alezio, nella sezione due dell’edificio scolastico di via Anaclerio, dove sono aperti i seggi per la comunali: ad accorgersi una rappresentante di lista che ha segnalato l’episodio

ALEZIO – Sorpreso a fotografare la scheda elettorale durante le operazioni di voto: si sono vissuti momenti concitati questa mattina, presso l’edificio scolastico di via Anaclerio, ad Alezio, dove sono aperti i seggi per la competizione che deciderà il rinnovo del consiglio comunale locale.

Un uomo del posto, infatti, sarebbe accusato di aver scattato una foto alla scheda elettorale: la circostanza sarebbe subito stata segnalata da una rappresentante di lista presente, che avrebbe sentito il rumore della fotocamera dello smartphone, informando il presidente di seggio e i collaboratori, che hanno proceduto ad allertare di conseguenza le forze dell’ordine.

Nel seggio in cui si è consumato l’episodio, ovvero la sezione elettorale numero 2, è intervenuto il personale di vigilanza della Polizia di Stato preposto, che sta procedendo nei confronti di un 48enne del luogo, responsabile dell’accaduto. Il commissariato di Gallipoli procederà alla segnalazione dell’uomo e alle attività di rito.

Com’è noto, fotografare il voto è un reato e un atto assolutamente vietato e perseguibile penalmente come stabilito dal decreto legge dell’aprile 2008, il numero 49: lo è anche semplicemente introdurre all’interno delle cabine elettorali telefoni cellulari e altre apparecchiature in grado di fotografare o filmare la scheda elettorale. In quel gesto, infatti, si configura l’ipotesi di un possibile “voto di scambio”.  

Va detto che la normativa prevede che il presidente dell’ufficio elettorale di sezione, all’atto della presentazione del documento di identificazione e della tessera elettorale da parte del cittadino votante, dovrebbe invitare l’elettore stesso a consegnare il telefono e altre apparecchiature simili e che le stesse vadano riconsegnate solo al termine dell’espressione di voto.

Per chi contravviene alla norma sono previste sanzioni penali e ammende pecuniarie: si può passare da un’ammenda che oscilla dai trecento ai mille euro, fino addirittura al carcere con l’arresto dai tre ai sei mesi.

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