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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Gagliano del Capo

Adescava minori via social, le indagini da Palermo nel basso Salento

Su ordine del Tribunale del capoluogo siciliano, dopo inchiesta della sezione di polizia giudiziaria, è stato arrestato un 37enne di Gagliano del Capo. A prelevarlo da casa sono stati i carabinieri. Portato in una struttura psichiatrica

GAGLIANO DEL CAPO – Avrebbe adescato minorenni via social, tramite il sistema di messaggistica Whatsapp e profili Facebook, chiaramente usando profili fittizi, per procurarsi materiale pedopornografico. E’ stata un’indagine della sezione di polizia giudiziaria della questura di Palermo a svelare quello che un inganno sempre più frequente. Un’indagine nata, dunque, nel capoluogo siciliano e che ha condotto verso il basso Salento. E, acquisite tutte le fonti di prova, smascherata la vera identità, per l’uomo, I.S., 37 anni di Gagliano del Capo, sono scattate le manette.

L’ordinanza di misura cautelare è stata eseguita nelle scorse ore, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo. A casa del 37enne, su delega, si sono presentati i carabinieri della stazione di Gagliano del Capo. L’uomo è stato trasferito presso una comunità riabilitativa psichiatrica in provincia di Taranto.

In sostanza, è stato fatto il percorso inverso, rispetto a quanto avvenuto a gennaio, quando è partita da Copertino un’inchiesta che ha portato i carabinieri salentini a Palermo, in casa di un 41enne. In quel caso, si è scoperto che l’uomo avrebbe adescato ragazzine, facendosi girare immagini in pose erotiche, sotto la minaccia di riferire ai genitori di avere contatti con uno sconosciuto.

Purtroppo la Rete è ricca di insidie e trappole e la piaga della pedopornografia ha una diffusione forse persino inaspettata, a giudicare dalle numerose inchieste che, di recente, hanno coinvolto più volte salentini. Ben due a luglio. Una, quella della Procura di Firenze su un giro di scambio di materiale a dir poco raccapricciante (fra cui anche, ma non solo, violenze sessuali su bambini), operazione ribattezzata “Dangerous images” e, solo qualche giorno prima, un’altra, partita da Torino, con sequestro di video e immagini scambiate con sistemi di messaggistica.

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