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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sarà eseguita giovedì prossimo

Giovane donna morta dopo aborto: disposta l’autopsia per chiarire i dubbi

Dopo l’esposto del marito e i chiarimenti sull'interruzione della gravidanza da parte della Asl ora la procura ha disposto gli approfondimenti medico-legali per fare chiarezza sul decesso della 24enne guineana. Aperto fascicolo per omicidio colposo

LECCE - Si svolgerà giovedì prossimo l’autopsia disposta dalla procura sul corpo della giovane mamma di origine guineana, Aissatou Bah, 24enne residente a Monteroni, deceduta in circostanze da chiarire dopo il ricovero al “Vito Fazzi” di Lecce. Lo scenario è quello di una gravidanza problematica, il trasferimento in ospedale, la perdita della figlia che portava in grembo fino alla  morte della donna a seguito di gravi complicanze.

Sulla vicenda accaduta lo scorso 14 giugno, la direzione generale della Asl di Lecce aveva chiarito che l’aborto della donna era avvenuto spontaneamente e non era stato indotto dai medici. Nel contempo, a seguito dell’esposto denuncia presentato dal marito della giovane vittima, la procura leccese ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario, per il momento contro ignoti, per fare chiarezza sulla morte della 24enne.

Il sostituto procuratore Rosaria Petrolo ha già disposto, quindi, l’autopsia sulla salma della giovane che sarà fondamentale per chiarire le cause del decesso e verificare eventuali responsabilità da parte dei medici che l’hanno seguita: l’incarico sarà conferito giovedì, 23 giugno, presso gli uffici della procura leccese, ai consulenti tecnici Roberto Vaglio, medico legale, e Salvatore Silvio Colonna, specialista in anestesia e rianimazione, che procederanno subito dopo.

Parteciperanno anche i medici legali Aldo Di Fazio e Maurizio Scarpa, in qualità di consulenti tecnici di parte messi a disposizione dallo Studio3A-Valore a cui il marito si è affidato, attraverso l’area manager Puglia, Luigi Cisonna, unitamente all’avvocato Daniele D’Elia del foro di Taranto.

Aissatou Bah era in stato interessante, era entrata nel quarto mese, portava in grembo una bambina, ma, come ha riferito il coniuge nella denuncia querela presentata lo stesso giorno del decesso negli uffici della squadra Mobile di Lecce, ultimamente non stava bene, accusava nausea, vomito e inappetenza, tanto che in tre occasioni era stato richiesto l’intervento del 118. I sanitari l’avevano sottoposta a domicilio agli accertamenti di routine, ma l’avevano rassicurata sostenendo che si trattava dei classici malesseri collegati alla gravidanza.

Dopo l’ennesima chiamata al 118, però, il 25 maggio, la giovane è stata finalmente ricoverata nel reparto di Ostetricia e ginecologia del “Vito Fazzi” per controlli più approfonditi, ma qui le sue condizioni sono progressivamente peggiorate e il marito, che andava a trovarla quasi quotidianamente, ha visto la moglie sempre più sofferente.

Finché, il 10 giugno, la giovane ha perduto la bambina. Il coniuge pensava che i medici l’avessero fatta abortire per salvarla, avendogli prospettato questa eventualità, ma la direzione sanitaria ha poi precisato che l’interruzione di gravidanza sarebbe avvenuta naturalmente a causa delle critiche condizioni di salute della donna.

Resta comunque il fatto che anche dopo l’aborto la situazione non è migliorata, il marito, come ha ricostruito nel suo esposto, non ha più potuto parlare con la consorte, trasferita prima in Neurologia e poi in Rianimazione, fino al tragico epilogo del 14 giugno quando, alle 11.53, ha ricevuto dall’ospedale la telefonata che lo informava del decesso della consorte.

Il ventottenne si è precipitato all’ospedale, accompagnato da un collega di lavoro, e ha chiesto spiegazioni ai medici, ma gli stessi sanitari non sarebbero stati in grado di fornirgli delle risposte esaustive sulle cause della morte, non a caso il direttore del reparto di Rianimazione avrebbe richiesto il riscontro diagnostico, cioè l’autopsia interna.

Per fare piena luce sui fatti, però, il marito ha deciso di affidarsi allo Studio 3A, che ha subito acquisito tutta la (per ora scarna) documentazione clinica disponibile e attivato i propri esperti, e di riferire tutto l’accaduto all’autorità giudiziaria con la speranza, adesso divenuta realtà, che la procura aprisse un fascicolo e disponesse un’autopsia “terza” giudiziale onde capire cosa sia successo alla moglie e alla creatura che portava in grembo. E per accertare se le cure prestate in ospedale siano state adeguate o non sussistano profili di responsabilità da parte dei sanitari.

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