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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Gli organi di Marco furono donati. I genitori: "Vogliamo conoscere chi oggi vive"

Brindisino, morì in un incidente sullo scorrimento veloce che da Maglie conduce verso la Gallipoli-Lecce. Mamma e papà si affidano a Facebook per un appello: "Ci piacerebbe anche solo sapere se chi ha avuto il trapianto sta bene"

BRINDISI – Marco Bungaro era di Brindisi, aveva scelto una professione di cui andava fiero e in cui sperava di fare carriera. Era un militare dell’esercito, ma la sua storia s’è conclusa presto, spezzata sulle strade del Salento. Perché Marco era anche e soprattutto un ragazzo ancora molto giovane, di 26 anni, che amava la discoteca e il divertimento. Ma alle prime luci dell’alba del 2 maggio del 2010, tornando proprio da una nottata trascorsa in un locale da ballo, l’auto condotta da un amico, e nella quale si trovava anche un altro ragazzo – anche loro brindisini - uscì fuori strada sullo scorrimento veloce che da Maglie conduce verso la statale 101 Gallipoli-Lecce. Marco fu il più sfortunato del gruppo. Morì al “Vito Fazzi” di Lecce, dopo tre giorni di agonia.

La vicenda non scosse, ovviamente, solo la città di Brindisi, dove Marco aveva tanti amici, ma anche la provincia di Lecce, che ancora piangeva la morte di due fratelli di Giorgilorio, frazione di Surbo, avvenuta nello stesso punto, soltanto la notte precedente. Fu un dramma doppio, se possibile, e di queste tragiche storie di destini quasi intrecciati lungo la stessa arteria, si parlò a lungo.  

Oggi, si torna a parlare di Marco, ma per tutt’altro. La storia è delicata e particolare. I suoi genitori, mamma Emy Piliego e papà Nando Bungaro, che non hanno mai smesso di pensare al loro ragazzo andato via prematuramente, stanno cercando le persone che, grazie agli organi del loro figlio, per i quali diedero l’assenso all’espianto, oggi, forse, hanno riacquistato il sorriso e, magari, vivono giorni sereni. L’appello è stato lanciato via Internet. Sulle pagine di Facebook, per la precisione. La notizia è stata diffusa dall’Ansa, che, riprende le parole di Emy, la quale chiarisce che non intende instaurare un rapporto morboso con coloro che dal sacrificio di Marco hanno ricevuto la vita, ma soltanto cercare di comprendere se l'atto di generosità di cui il figlio é stato protagonista inconsapevole ha davvero ridato la vita e la felicità a qualcun altro.

“Salve, sono la mamma di Marco – scrive Emy sulla pagina di Facebook del figlio - un ragazzo di 25 anni deceduto per incidente stradale il 5-05-2010 all'ospedale Vito Fazzi di Lecce. Ha donato i suoi organi. L'espianto è avvenuto il 6-05-2010. Sono solo riuscita a sapere che il fegato è andato a Pisa, i reni sono andati a Verona, il cuore è stato impiantato a Bari, a un uomo della Basilicata”.

La difficoltà a reperire informazioni, dipende dalla legge, che tutela la privacy di chi ha avuto un trapianto. Ma Emy Piliego chiarisce che a lei ed al marito “basterebbe anche solo sapere come stanno”. Come ricorda sempre l’agenzia Ansa, i genitori di Marco, insieme ad altre famiglie di vittime della strada, sono iscritti all'associazione Aguvs di Fasano e ad altre onlus di tutta Italia, che lavorano per ottenere l'inasprimento delle pene a carico di chi, guidando in stato di alterazione psicofisica, provoca la morte di altri.  Proprio come accadde quel giorno: dopo le analisi, fu riscontrato che il guidatore aveva assunto cocaina, tanto che ha dovuto affrontate un processo per omicidio colposo aggravato dallo stato di alterazione psicofisica, per la quale patteggiato una pena inferiore ai due anni. Ora, chiusa quella storia, ai coniugi resta solo un desiderio: conoscere le persone che vivono grazie a Marco. 

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