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Cronaca

Griffe alla moda, ma tutte false: merce per 70mila euro

Tre denunce a carico di un leccese e due cinesi, 6mila 500 fra accessori e capi d'abbigliamento sequestrati dai "baschi verdi" della guardia di finanza. Stavano per invadere il mercato salentino

L'invasione dei "falsi" continua, nonostante gli interventi sempre più decisi, e la guardia di finanza deve ritornare sul campo per arginarla. L'ennesimo sequestro di capi e accessori alterati, nella maggior parte dei casi di ottima fattura, tanto da poter facilmente trarre in inganno anche occhi esperti, è avvenuto tra Lecce e dintorni. Segnale che il fenomeno è in netta espansione, anche alla luce del fatto che assume diverse diramazioni. Vie che corrono parallele, seguendo però scie proprie. Perché da un lato c'è il canale che porta all'ormai consueto filone cinese, dove spadroneggiano accessori e oggettistica non sempre di "qualità" (perché esiste anche un livello di qualità nella contraffazione); dall'altro vi è quello italiano, in cui la ricercatezza del particolare è un dato di assoluto rilievo per gli investigatori. Si tratta infatti di merce riprodotta ad arte, che non manca di imitare persino il confezionamento esterno, pur di abbagliare l'acquirente. E a proposito di quest'ultimo: si tratta di un cliente ignaro? Ipoteticamente, lo è. Ma non è certo da escludere che certe frodi possano essere consumate anche per via di una consapevole ricerca del "falso d'autore", garanzia di risparmio a fronte di un prodotto che, esternamente, appare identico all'originale.

Sono oltre 6mila 500 i pezzi requisiti a tre persone distinte, due cinesi ed un leccese, tutte indagate a piede libero, per un valore commerciale che si aggira fra i 50 ed i 70 mila euro di valore, come illustrato dal capitano Pasquale Scalone nel corso di una conferenza stampa che s'è svolta questa mattina nel quartier generale di piazza Peruzzi, a Lecce. Tanto avrebbero fruttato se avessero invaso del tutto il mercato. Gli accessori, per la verità, erano già in vendita, e questo ha permesso ai "baschi verdi" di arrivare anche all'ultimo fornitore di una catena che appare ben più lunga. Gli abiti, e con questi anche "raffinati" tessuti, tutti di etichette prestigiose, erano invece stipati nel sottoscale del garage di un condominio del centro cittadino.

Il primo a ricevere la visita ufficiale dei militari è stato un commerciante cinese. Il negozio, che sorge in città, era regolare. Un po' meno parte della roba esposta, accanto a quella originale: braccialetti, gambaletti, portachiavi, fermacapelli, anelli e quant'altro. Oggetti da donna, con marchi quali "Hello Kitty" e "Playboy", fino alle quotate borse con rappresentazioni di carte geografiche ideate da Alviero Martini e abilmente ricopiate. "Si parla di due distinti reati, a seconda del tipo di merce - ha evidenziato il capitano Scalone -: commercio di prodotti con segni mendaci, che rimandano alle firme originali, e di marchi del tutto contraffatti". E altro reato ipotizzato è anche quello di ricettazione. Nel negozio erano stipati circa 900 pezzi. I militari della finanza (hanno partecipato nelle operazioni anche diversi uomini in borghese) sono partiti da questo primo carico sequestrato per risalire alla fonte. Anche stavolta, dietro a tutto c'era un cinese, grossista della zona di Castromediano (rione di Cavallino). Il sospetto che fosse lui, il fornitore, è emerso dal fatto che nel magazzino tenesse stipata la stessa tipologia di prodotti emersa durante il controllo, per altri 3mila 400 pezzi. Dato evidente, e che la dice lunga sulle possibili responsabilità, è che dopo questo secondo blitz, i prodotti in questione sono letteralmente scomparsi dal mercato. Fatto evidenziato durante ulteriori controlli avviati nei giorni successivi.

Ma l'intervento più interessante è il terzo, quello nei confronti di V.C., 55enne leccese, senza un'occupazione reale. I finanzieri sospettano che detenesse merce destinata ad invadere negozi di un certo calibro. Si tratta di 2mila 200 capi d'abbigliamento che l'uomo avrebbe nascosto da occhi indiscreti, facendo leva su quello scantinato progettato secondo vecchi canoni, pieno di porte e accessi stretti, e che ha dato qualche difficoltà nell'effettuare i controlli. Un luogo abbastanza sicuro, ma non tanto da non essere scoperto. "E' merce di qualità superiore, ma tutto falso - ha spiegato il capitano Scalone -, che si presume fosse destinata ai negozi". Si tratta di capi d'abbigliamento, finti Lacoste, Gucci, Chanel, D&G, Louis Vuitton, imballati in cartoni, forse giunti da poco a Lecce. Particolare anche il tessuto in stoffa rinvenuto, federe con riprodotto il marchio britannico Burberry, destinate forse a contraffare in maniera eccellente le borse. I finanzieri ora stanno vagliando anche varia documentazione, che potrebbe servire per comprendere da dove provenissero i capi e a quali rivenditori finali fossero destinati.

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