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Giovedì, 25 Aprile 2024
Tracce umane fino a 350mila anni fa / Castro

Castro, la ricerca svela: “A Grotta Romanelli gli antenati dei Neanderthal”

Dagli ultimi studi condotti presso il sito preistorico si è potuto retrodatare il livello basale del deposito di grotta: ne deriva pertanto che forme di vita erano presenti già prima nell’insediamento salentino

CASTRO – Gli antenati degli uomini di Neanderthal erano presenti nella Grotta Romanelli di Castro: è quanto emerge dagli ultimi studi condotti presso il sito preistorico salentino e realizzati dall’Università La Sapienza, Università di Torino, Statale di Milano e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr.

Queste ricerche hanno permesso di retrodatare i livelli basali del deposito di grotta a circa 350mila anni fa: ne deriva, pertanto, che risalirebbero a quel periodo le prime testimonianze umane scoperte nella prestigiosa grotta, che si trova vicino a Castro.

Lo studio che ha svelato questo importante dettaglio è stato pubblicato su Nature Reports e sposta indietro di oltre 200mila anni la presenza umana nell’insediamento, dove si conservano reperti, segni di sepolture e tracce d’arte.

Come si legge nel focus “La Sapienza a Grotta Romanelli” i primi ritrovamenti in zona risalgono al 1869, “quando Ulderigo Botti, a seguito del rinvenimento di fossili durante un’escursione nella vicina Capo di Leuca, vi ipotizzò la presenza dell’uomo preistorico sin da epoche remote”.

“Solo nei primi del Novecento – prosegue - iniziarono ricerche sistematiche che portarono alla scoperta della grotta ad opera del paleoantropologo Ettore Regalia e del pittore salentino Paolo Emilio Stasi. Dopo decenni di scavi condotti da diversi studiosi, negli anni ‘70 le attività sul campo incontrarono un lungo periodo di stasi”.

A partire dal 2015 un team multidisciplinare coordinato dal professore Raffaele Sardella del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Sapienza di Roma e finanziato dal Progetto Grandi Scavi dell’Ateneo ha riportato l’attenzione su questo sito, che ha ancora molte sorprese in serbo: “Nel corso delle passate campagne di scavo – si legga infine - il sito ha restituito numerosi manufatti litici e in osso, pietre incise, resti di arte parietale con composizioni geometriche e zoomorfe oltre a ossa umane riferibili alla parte finale del Pleistocene”.

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