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Cronaca

Il ponte che per una notte parla ai detenuti di Lecce

Allo scoccare del nuovo anno, sulla tangenziale Est, il sovrappasso per Borgo San Nicola diventa la rampa di lancio dove i familiari dei detenuti nel carcere accendono imponenti fuochi di artificio

LECCE - Un ponte come tutti gli altri, ma non la notte di San Silvestro. Intorno alla tangenziale di Lecce, i sovrappassi sono molti, quasi uno per ogni uscita. Nastri di asfalto che si lanciano oltre l'anello che circonda la Lecce che è stata e quella che sarà, con le lottizzazioni prossime venture.

Grigi corredi di una viabilità pensata per ridare ossigeno ad una città asfissiata da un assedio costante di veicoli a motore, compresi quelli pesanti. Tutti anonimamente uguali. Ma il ponte costruito in corrispondenza dell'uscita per Borgo San Nicola, per alcuni minuti dallo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre diventa unico, riconoscibile anche a chilometri di distanza.

Ci vanno infatti i parenti di alcuni detenuti nel supercarcere poco distante, per comunicare ai propri cari l'augurio di un nuovo anno, possibilmente migliore. Lo fanno con giochi pirotecnici e fuochi d'artificio per i quali non sembrano badare a spese. E, a vedere le batterie improvvisate allineate sul lato del ponte rivolto verso il carcere, l'effetto scenico non deve essere uno qualsiasi.

Un rituale molto particolare che, come è chiaro, va oltre l'aspetto celebrativo diventando un vero e proprio linguaggio, magari in codice. Anche per i carcerati, del resto, la notte di Capodanno ha un sapore speciale. E per i familiari, le fidanzate e gli amici di coloro che sono rinchiusi, i botti, i razzi luminosi, le fontane sono altrettanti messaggi di vicinanza e di speranza.

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